Reportage

#64 UN ITINERARIO INSOLITO NELLE DOLOMITI AMPEZZANE

testo e foto di Paolo Segat  / Spinea (VE)

31/12/2020
7 min
Il Bando del BC20

Un itinerario insolito nelle Dolomiti Ampezzane

di Paolo Segat

Il 2020 non è stato un anno generoso, da nessun punto di vista.

Anche a livello alpinistico ed escursionistico ci ha privato di godere della montagna per intere stagioni. Per un breve periodo però, con le dovute precauzioni, abbiamo potuto organizzarci e avventurarci nei luoghi che continuavano a chiamarci a gran voce. In una di queste occasioni, è stata scelta una via impervia e molto impegnativa. Un anello ampezzano che permette di attraversare le magnifiche valli di Gotres, Valbones e il Valon di Colfiedo fino all’apice dell’omonima forcella.

Ho il piacere di condividere e di far immergere il lettore in questa escursione insolita, piena di luoghi, suoni ma soprattutto di colori che sono rimasti indelebili nella mia mente e che spero di rendere vividi nelle prossime righe.

Ore 7, l’alba ci saluta e il primo sole comincia a fare capolino tra gli alberi davanti a noi. Lasciamo la macchina poco prima di Cimabanche a pochi passi dal confine tra Veneto e Trentino Alto Adige. L’avventura di oggi ci porta sulle Dolomiti Ampezzane, ai piedi della maestosa Croda Rossa dove io e il mitico compagno Diego, ci siamo dati come obiettivo la forcella Colfiedo.
Ai più, questa meta può risultare ignota, mai sentita neanche nominare ed è proprio per questo che abbiamo deciso di intraprendere questo obiettivo: una via remota, senza segnavia, senza traccia CAI, senza neanche un sentiero, completamente all’avventura! C’è da dire che in inverno questo tragitto è attraversato da una traccia di scialpinismo e i locali la conoscono bene. L’itinerario estivo, invece, è intrapreso quasi esclusivamente dagli animali selvatici… come noi oggi!

Il primo tratto del percorso si svolge all’inizio della Val di Gotres, dove fin da subito si devia all’interno del bosco aggirando il blocco montagnoso del Colfiedo. Nella rigogliosa vegetazione ci imbattiamo in una serie (3) di bunker risalenti alla Prima Guerra Mondiale rivolti in direzione del passo Cimabanche. Curiosi cominciamo ad osservare bene la zona e notiamo anche una vecchia teleferica che portava i rifornimenti per le retrovie.

Di lì a poco, lasciandoci alle spalle il bosco, ci ritroviamo all’inizio del Valon de Colfiedo con il bel torrente formato da tutti i piccoli rii che nascono dalla Croda Rossa.
Un susseguirsi di frane più o meno recenti ci obbligano a scegliere passo passo la via più agevole: a volte seguendo il torrente, altre guadandolo a destra e sinistra. Ad un certo punto ci troviamo davanti un imponente salto di roccia da cui il torrente crea una bella cascatella. Diego di buona lena esegue l’arrampicata ma nota che al di là la situazione non è migliore, quindi decidiamo di tornare un po’ indietro e intraprendere la foresta di pini mughi sulla nostra sinistra. Con piacere decido di battere traccia e via verso la più fitta foresta di mughi che abbia mai attraversato: non c’è un minimo pertugio da sfruttare, il groviglio è sempre più fitto e solo la presenza di un piccolo rio mi permette di evitare solo alcuni dei mughi senza combattere per passarci attraverso.

Dopo molti metri di dislivello in queste condizioni, anche l’agevolezza data dal rio è scomparsa e l’ossigeno sembra scarseggiare da quanto folto è l’ingarbuglio dei mughi. Qui commetto l’errore di tenere la sinistra orografica del rio spostandomi dalla via di scialpinismo dell’itinerario invernale. A mia discolpa posso dire che avevo intravisto e trovato un sentiero ben battuto poco più avanti, sempre in mezzo ai mughi ma quasi un’autostrada in confronto a quello che avevo appena passato! Vedo il cielo sopra di me e un albero spoglio alla mia portata mi convince che quella sia la corretta via: voglio raggiungerlo perché è piantato proprio sulla vetta del cucuzzolo, da lì posso avere un ottimo punto d’osservazione e proseguire nel modo migliore.

Raggiunto l’albero attendo Diego che eroicamente sta seguendo le mie tracce in questo ginepraio di mughi. Qui diamo un’occhiata al GPS e ci accorgiamo di esserci spostati troppo sulla destra rispetto alla traccia scialpinistica.
Dopo un’ultima scorpacciata di rami di pino in faccia, sulle gambe e sulle braccia, riusciamo a trovare la via prestabilita e ora, molto comodamente raggiungiamo finalmente la base del ghiaione che sale verticalmente verso la forcella. Lo spettacolo che abbiamo davanti è maestoso: il verde del bosco si fonde con i sassi dolomitici rosati, il cielo azzurro sgombro da nubi delinea decisamente i contorni  della Croda Rossa al nostro cospetto. Proprio in questa zona il nostro occhio cade su uno scheletro bianco candido, pulitissimo, apparentemente di una volpe.
Una breve pausa ristoratrice e via sul ghiaione.
Da subito si dimostra molto impegnativo: rocce instabili grandi contrapposte a ghiaia fine molto compatta non permettono una salita agevole. Da una parte si perde continuamente l’appoggio e si deve controbilanciare con bacchette e forza sulla caviglia, dall’altra ad ogni singolo passo si scivola inesorabilmente verso il basso: morale della favola, due passi avanti e uno indietro.
Molto prima della metà della salita le mie gambe cominciano a risentire dello sforzo tra i mughi: i crampi rendono il tutto ancora più difficoltoso e lento. Anche i sali non fanno  molto effetto, ma stringendo i denti vedo sempre più vicina la fine della salita, il cielo blu terso era lì davanti e il fronte ghiaioso si stringeva sempre di più fino alla piccola imboccatura dello scollinamento… dopo un’ora e mezza riesco a raggiungere con le unghie e con i denti la mitica forcella Colfiedo!

A quota 2700 metri lo spettacolo è incredibile: da una parte il Vallon de Colfiedo appena percorso e sullo sfondo le mitiche Tre Cime di Lavaredo, dall’altro il maestoso anfiteatro formato dalla Croda Rossa e la Pala de Ra Fedes. Davanti a noi la cima della Croda Rossa proprio alla nostra portata, meravigliosa nella tipica colorazione non solo rosata, ma proprio rossa infuocata.
La discesa sembra molto più tranquilla e infatti ci fiondiamo in una bellissima “sciata” tra le rocce della grandezza e disposizione perfetta per permettere di affondare di tacco con gli scarponi. Davanti a noi il Castel de Ra Valbones, lo teniamo alla nostra destra e, una volta arrivati ai suoi piedi, ci teniamo in quota per inserirci nella Valbones de Inze.

Un’altra sorpresa ci attende: una magnifica foresta secolare di cirmoli o detti anche cembri. Alberi maestosi, molto pregiati e preziosi dal punto di vista naturalistico!
La Croda Rossa ci sorveglia alle spalle e qui Diego mi racconta la leggenda che da il nome, ma soprattutto il “colore”, a questa magnifica e caratteristica montagna:

“Si narra che in una grotta poco sotto la Croda Rossa vivesse un’anguana: una creatura leggendaria abitante delle montagne, in simbiosi con la flora e la fauna, legata all’acqua e dalle sembianze umane. Un giorno passò da quelle parti una donna del posto assieme alla sua piccolina appena nata. Purtroppo la madre morì improvvisamente e la vecchia anguana adottò la bambina, chiamandola Moltina. La frugoletta così cresceva tra le splendide valli ampezzane, cresciuta dalle marmotte tanto da apprenderne i modi e la loro lingua, fino ad essere in grado di trasformarsi in una di loro.
Un giorno il principe della casata dei Landrines, andando a caccia su questi monti, incontrò Moltina, se ne innamorò, la portò nel proprio castello e se la sposò.
Qui Moltina visse molto felice condividendo le gioie con le amate montagne, le amiche marmotte, spensierata tra fiori delle splendide valli.

La ragazza però, viste le sue umili origini non era vista di buon occhio.
Una sera, a corte, venne organizzata una grande festa. Ad un certo punto venne chiesto ad ogni invitato di raccontare la storia dei propri antenati. Arrivato il turno di Moltina ci fu scena muta: la ragazza non aveva degli avi e si sentiva molto in imbarazzo. Così tanto in imbarazzo che diventò paonazza e scappò dalla vergogna.
In quello stesso momento la montagna che si vedeva di fronte, quella più legata a Moltina e ai suoi sentimenti, cominciò a tingersi di un rosso vivo come il suo viso: da quel momento il suo colore è rimasto quello per sempre ed è diventata la Croda Rossa!
Il principe seguì Moltina sulla montagna e insieme iniziarono a formare la propria famiglia: la futura dinastia dei Fanes”.

Sarà grazie a questo splendido racconto leggendario e al fantastico bosco di cirmoli ma i luoghi che stiamo osservando, sui quali stiamo camminando sembrano davvero incantati!
Passando in mezzo a questi alberi che avranno sicuramente assistito agli spostamenti nelle retrovie della Grande Guerra, intravediamo il Cason de Lerosa.
Non vediamo l’ora di immergerci con la testa nell’acqua fresca delle sorgenti per rinfrescarci e dissetarci, l’acqua infatti è ormai finita per entrambi. Cerchiamo la sorgente, ma restiamo delusi: il greto è asciutto! Per fortuna a pochi passi dal Cason è stato creato un abbeveratoio recintato esclusivamente ad uso umano, il resto dell’ambiente circostante è ad uso esclusivo delle mucche al pascolo e dei cavalli selvaggi che lo popolano.

Ora l’escursione volge al termine e, imboccando il primo sentiero segnato della giornata, la mulattiera segnavia 8, percorriamo la Val di Gotres. Chiudendo l’anello torniamo al parcheggio. Oltre 1400mt di dislivello positivo, 20 chilometri, circa 9 ore di escursione in uno dei luoghi meno ospitali delle Dolomiti Ampezzane.

Un’avventura, a tratti folle, resa epica dalle difficoltà trovate, dall’esplorazione autentica, dalla vera faccia “selvaggia” di queste montagne ormai preda di un turismo di massa sempre più prepotente.

_____
foto:
1. L’anfiteatro formato dalla Croda Rossa e la Pala de Ra Fedes visto dalla forcella Colfiedo.
2. La Croda Rossa in tutto il suo splendore vista dal Valon de Colfiedo.
3. Dalla forcella Colfiedo, verso Sud-Est, la vista delle mitiche Tre Cime di Lavaredo e le Dolomiti di Sesto.

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Paolo Segat

Paolo Segat

La mia passione è la montagna in tutte le sue forme. Lavoro come sviluppatore in una società di consulenza informatica ma, appena posso, parto per raggiungere le magnifiche Dolomiti. Durante la settimana studio l'itinerario che intraprenderò nel week-end: già da qui comincio a sognare i fantastici panorami che mi aspetteranno!


Il mio blog | https://mybesttimehiking.com/ #MYBESTTIMEHIKING Incredibili montagne da esplorare. L'insieme di tutti i sentieri percorsi, le cime raggiunte e i panorami mozzafiato hanno contribuito a creare questo bagaglio: sarà la base di partenza per la prossima avventura!
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