Gastone Piqué era un laureando in ingegneria che, durante gli anni di studio aveva stretto un fortissimo legame di amicizia con Ettore Majorana, anche lui orbitante intorno a quello che veniva definito “il papa”, cioè Fermi. Proprio nel luglio seguente, Majorana, si laureò in fisica, con Fermi relatore, con una tesi su «La teoria quantistica dei nuclei radioattivi».
Per tornare ai poveri Cambi e Cichetti, l’allarme venne dato il 16 febbraio da Ernesto Sivitilli, medico condotto di Pietracamela e forte alpinista. Furono organizzate varie spedizioni di soccorso tra cui quella degli amici di Roma, che partirono il 22 febbraio, compiendo una salita faticosissima su vari metri di neve. Purtroppo, quando raggiunsero il Rifugio Garibaldi, tutto ciò che vi trovarono furono le pagine del diario scritte da Cichetti prima di intraprendere la fatale discesa. Ne testimoniano le memorie di Giovanni Enriques che scrive:
Finalmente, dopo 39 ore di traversata, il giorno 23 febbraio riuscimmo a venir fuori da quell’inferno bianco che aveva messo a dura prova la nostra spedizione di soccorso. Alcuni di noi presentavano segni di congelamento ed eravamo allo stremo delle forze.
Sforzi del tutto inutili perché Cambi e Cichetti erano già morti. Il corpo di Cichetti venne trovato pochi giorni dopo la morte, mentre quello di Mario Cambi venne ritrovato, molto più in alto e soltanto nel mese di aprile.
Di questa tragedia, nel 2018, ha pubblicato uno studio storico accurato la guida alpina Pasquale Iannetti (L’ultima ascensione, Artemia Nova editrice). Il libro di Alberto Sciamplicotti già dal titolo (L’anno del nevone) rivela intenzioni diverse da quelle storiche, in quanto ha un impianto dichiaratamente romanzesco. L’autore inserisce infatti sul tessuto dei fatti storici alcune ipotesi, che pescano nel mare delle possibilità, ma sono frutto di fantasia, che virano la storia in un giallo appassionante, ambientato qualche mese dopo la tragedia, in cui il protagonista è Ernesto Sivitilli, medico e profondo conoscitore del Gran Sasso. Ma ha un ruolo Ettore Majorana, o meglio, la sua tesi di laurea, in quanto lui di persona non compare. Non bisogna poi trascurare il clima politico di quegli anni, quando il fascismo da pochi anni si era trasformato in regime, per definizione stessa del fondatore, “totalitario”.
Pochi giorno dopo il “Giornale d’Italia” pubblicava un commento alla vicenda che si potrebbe definire “appassionato” se non fosse accompagnato da un pompieresco sentore di retorica. Sotto il titolo “L’educazione virile della montagna”, l’ignoto autore dell’articolo ne ricava un solo insegnamento:
Il dramma assurge all’epopea e rivela la potenza incrollabile di volontà e di energia, documentata dalle frasi semplici e serene che i due eroi hanno tracciato nel diario del Ricovero: non un lamento, non un’invettiva, non una parola di dubbio, d’incertezza o di scoraggiamento, ma la sicura fede nelle proprie forze, la ferma decisione di raggiungere la meta, sfidando ogni pericolo.
In un paese che potrebbe ricordare la Sagliena di “Pane, amore e fantasia”, se non per un clima politico opprimente, il medico condotto Sivitilli, nella scomoda e pericolosa veste di investigatore, e il maresciallo Benincasa, si trovano a fare un’indagine apertamente avversata dalle autorità politiche locali che porta ad esiti cruenti. Ma non diremo altro del romanzo, per non privare il lettore del piacere di scoprire l’appassionante succedersi degli eventi.
Appassionante introduzione, cercherò il romanzo, grazie