Racconto

De profundis

testo e foto di Marco Battistutta

Nell'abisso
31/12/2018
5 min
logo blogger contest2018_ita_senza feccia
Entro in un salone oscuro, più ampio dei meandri bui con cui finora ho familiarizzato.

Le vene di alabastro giallo che marezzano le pareti e sprofondano nelle acque scure hanno una bellezza ipnotica. Attendo in basso il mio compagno calarsi su una corda che interseca la linea delle cateratte, pensando che, una volta scesi in queste gole, non potremo ritornare da dove siamo venuti. Non parliamo molto; nel fragore di cascate alcuni segni con le mani sono sufficienti per capirsi, recuperare le corde e rimettersi in cammino.
Sul lago era stata eretta una diga settanta anni fa, e da allora il suo fondo non era mai stato pulito. Quest’anno hanno svuotato il bacino dalla paratoia inferiore, liberando tutti quei sedimenti che per anni si erano accumulati sul fondo. A valle della diga, la forra è così angusta e spigolosa che il deflusso completo dei sedimenti avrebbe richiesto abbondanti precipitazioni. Era arrivato il momento di andare ad esplorare il torrente e valutare il danno che i fanghi avevano provocato sul suo ecosistema.

Proseguendo nel cammino affiorano dei curiosi ed antichi oggetti, reliquie – o forse rifiuti -, che fanno ritornare alla mente la vita che negli anni passati aveva popolato la sponda del lago: una vecchia bicicletta, la cui miseria fa passare la voglia di pedalare, lo scheletro di un ombrello, curiosamente inforcato su uno spuntone di roccia, un’automobile. Un’automobile? Si, una Fiat arrugginita ed accartocciata, incastrata a cinque metri di altezza tra le rocce in uno stretto meandro, un arco futurista sotto il quale il passaggio è obbligatorio. Alcuni abitanti ricordano un incidente in cui anni fa un giovane perse il controllo dell’auto finendo nella forra.

Le gole non hanno fondo ed entrarci significa non uscire mai più, sono i posti dove vivono le Aganis, le ninfe dei torrenti.

Il rumore bianco delle cascate riempie di echi le cavità del canyon ed entra nella testa con un fragore continuo e rassicurante. Lo scorrere delle cose di cui parlava Eraclito ha un suono preciso: il motore del divenire è quello delle moli di acqua che incessantemente scrosciano, diventano vapore, si inabissano nel profondo delle gole scure, rilucono sulle rocce nere, cercano la loro strada e riemergono alla luce, quando la via è ormai segnata dal fiume, un solco luminoso come il cielo, che spezza l’orizzonte della terra.

Continuiamo a scendere. Ai bordi delle pozze troviamo delle ricorrenti scatolette di tabacco da fiuto. Anche questi oggetti sono segni della vita in superficie: qualcuno che abita là sopra, sniffa tabacco e ne getta scatole e scatole nella gola. Dalla prospettiva di chi abita in superficie, non si percepisce la monumentalità delle rocce scavate dalle acque di questo canyon; la fama della forra è comunque per tutti sinistra. Le gole non hanno fondo ed entrarci significa non uscire mai più, sono i posti dove vivono le Aganis, le ninfe dei torrenti che nelle notti di luna piena escono dall’acqua ed hanno il potere di fare sognare i bambini. Sono solchi di tenebra dove anche gli oggetti, che pensiamo ci appartengano, spariscono per sempre. Non è un abisso fatto per l’uomo.

Basta un passo per superare le colonne di Ercole: cambiare strada per andare al lavoro, rivolgere la parola ad uno sconosciuto, acquistare un biglietto di sola andata, entrare nel buio delle gole dove nascono i fiumi.

Poco più avanti, mentre scendo alcune rocce per calarmi in una pozza, lo vedo, accovacciato nel buio sopra me. Un insettoide lungo quattro metri, nero, lucido, che con i suoi tentacoli sfiora la pozza poco sopra la mia spalla. Lo osservo inquieto, è un alieno mostruoso: una creatura statuaria composta da un tronco di legno incastrato tra le rocce, le sue radici sembrano zampe ed antenne che scrutano nel buio.
Viste dal profondo, veramente da vicino, le paure si manifestano come grotteschi ma innocui spaventapasseri dell’aspetto selvatico e disumano.

Oggi l’inesplorato sembra restare in pochissimi luoghi, accessibili solo a chi possiede le chiavi dei cancelli chiusi contro i quali le strade della terra si interrompono. Ma ecco che, in un mondo nel quale tutti diamo per scontata la realtà raffigurata negli Atlanti, se ci viene il paradossale dubbio che la Mauritania non esista (in fin dei conti chi ci è mai stato?), o che quel sentiero dietro casa porti in un luogo nuovo, allora le frontiere dello sconosciuto non sono più illimitate, ma si sgonfiano e prendono le pieghe di vestiti sulle nostre pelli. Ed ecco che non siamo più noi a dover cercare l’inesplorato, ma sono i nostri confini ad avvicinarsi a noi in un collasso del mondo. Basta un passo per superare le colonne di Ercole: cambiare strada per andare al lavoro, rivolgere la parola ad uno sconosciuto, acquistare un biglietto di sola andata, violare i tabù, entrare nel buio delle gole dove nascono i fiumi.

  • La calata
  • L’alieno

Marco Battistutta

Sono un appassionato di fotografia e di montagna, e mi ritrovo sempre con lo zaino che pesa due chili in più a causa della reflex. Da quando ho scoperto lo sci d’alpinismo cerco di godere il massimo da queste esperienze. In estate pratico trekking, canyoning e (in maniera dilettantesca) l’arrampicata.


Link al blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esplora altre storie

La mia vita è iniziata proprio così: quando ho capito che, vivere, significa prendere... La mia vita è iniziata proprio così: quando ho capito che, vivere, significa prendere parte assieme ad altri/e alla vita; condividere lo stesso ambiente...

Valentina e Alberto nel loro primo trekking scoprono come in Patagonia la natura concede... Valentina e Alberto nel loro primo trekking scoprono come in Patagonia la natura concede il giusto tempo ad ogni cosa. Basta non avere fretta....

E quale sarebbe la vostra reazione se mettessi la medesima tavola tra due edifici... E quale sarebbe la vostra reazione se mettessi la medesima tavola tra due edifici in modo che vada dal quinto piano dell’uno al quinto...

N. avrà avuto undici anni - tra i dieci e i dodici comunque, anche... N. avrà avuto undici anni - tra i dieci e i dodici comunque, anche se l’età esatta non è fondamentale; importante, non fondamentale......

Molte sono le persone che percorrono i sentieri facili e godono del panorama che... Molte sono le persone che percorrono i sentieri facili e godono del panorama che gli sta di fronte, ma non comprenderanno mai l’ambiente alpino...

Marta continua il suo viaggio solitario di ricerca e di incontri in India: potrà... Marta continua il suo viaggio solitario di ricerca e di incontri in India: potrà sembrare retorico ma il suo è anche un viaggio interiore,...

Gli occhi cominciarono nuovamente a bruciare. Da quanto tempo stava salendo? Li chiuse per... Gli occhi cominciarono nuovamente a bruciare. Da quanto tempo stava salendo? Li chiuse per qualche istante e li sentì lacrimare....

Daniele e Ginetta da 36 anni sono i gestori del rifugio Bruno Boz, un... Daniele e Ginetta da 36 anni sono i gestori del rifugio Bruno Boz, un rifugio autentico dal sapore antico nel cuore delle Alpi Feltrine....

Quando cammini sentieri e tocchi rocce da tempi che nemmeno ricordi, ti può capitare... Quando cammini sentieri e tocchi rocce da tempi che nemmeno ricordi, ti può capitare di andare oltre quella scorza superficiale dove i più si...

"Mi fermo ad osservare e vedo questa femmina di Huemul che mi osserva ma... "Mi fermo ad osservare e vedo questa femmina di Huemul che mi osserva ma non fugge continuando a brucare l’erba tra un gioco di...