Pubblicità veicolata dallo sci
Già dall’inizio della storia dello sci moderno, ovvero dall’inizio del Novecento, lo sci rappresentò un impulso alla produzione – e quindi alla pubblicità – di oggetti in qualche modo legati alla sua pratica. I più ovvi erano, naturalmente, vari tipi di sci e relativi attacchi, ma anche generi di conforto per lo sciatore. La pubblicità ospitata dalle riviste alpinistiche riproducono fedelmente l’immagine diffusa della pratica dello sci nelle varie epoche, ma anche dei mezzi usati per far breccia nell’animo del lettore. Non di rado, all’inizio del secolo come oggi, si faceva ricorso alla testimonianza di un personaggio prestigioso, come in quella della ditta Campari del 1900, che si affidava ad un celebre clinico.
Naturalmente, il tema prevalente della pubblicità riguardava gli arnesi collegati allo sci, proponendo talvolta soluzioni sorprendenti per il tipo di attrezzo, ma anche per la forma pubblicitaria. Ne riportiamo un esempio tratto dalle Rivista Mensile del CAI dei primi anni del secolo: lo Ski pieghevole:
Chiunque si diletti di calzare il veloce ski, leggerà certo con piacere l’intestazione di questo annuncio sapendo qual grave inconveniente porti la sua lunghezza, principalmente quando alla stazione ferroviaria si resta obbligati ad abbandonarlo nelle mani dei bagaglieri. Per esempio, chi scrive d’ora in avanti non sarà più invidiato dai colleghi a cagione della statura piuttosto alta, tale da aver fatto sovente passare gli ski inosservati davanti al vigile occhio del controllore, e averli tenuti con sé per tutto il viaggio. Accade poi che, salendo per un’erta in cerca del sempre lontano… campo d’esercitazioni, gli ski, ora in uso, si impigliano negli arbusti, nei rami degli alberi, e in caso di caduta avete le mani ingombre. Al vostro ritorno in città, poi, siete quasi sempre obbligati a chiedere l’aiuto di un facchino o montare su una carrozza onde non tirarvi dietro uno sciame di ragazzi. Ad ovviare questi inconvenienti i signori Anghileri Vittorio e Pio, soci del C. A. I., dopo aver fatto costruire parecchi congegni più o meno pratici di chiusura per ski, e dopo coscienziosi esperimenti perfezionarono un apparecchio a doppia cerniera con molle a scatto, il quale subito hanno fatto brevettare ed è una vera trovata. Questo congegno è di acciaio inossidabile e applicato a metà circa dello ski gli permette, con semplice manovra, di chiudersi dal lato opposto a quello ove si mette il piede, di modo che il peso del corpo è quello che tiene, nell’uso, lo ski disteso. Naturalmente la doppia cerniera è fatta in modo che, alzando il piede, lo ski non si piega sotto, nemmeno quando si copre di neve, opponendosi una molla a scatto la quale lavora in condizioni tali da presentare le maggiori garanzie di sicurezza. Mi sarei forse spiegato meglio col sussidio di una fotografia, ma mi fu impossibile farla riprodurre in tempo per pubblicarla in questo numero, mentre non volevo .che di questa novità ne avesse magari parlato prima una rivista estera, o se ne venisse a conoscenza a stagione troppo inoltrata. In ogni modo, i signori Anghileri si prestano fin d’ora a fornire tutti gli schiarimenti desiderabili a qualunque socio del C. A. I. ne faccia loro richiesta. I due ski, piegati, si portano attaccati con apposite cinghie ai margini laterali del sacco, uno a destra, l’altro a sinistra ; oppure al margine superiore, fissati come la tenda sullo zaino del soldato ; anche in braccio non danno noia(26).
La pubblicità della ditta Pivetti di Brescia è testimonianza di una pratica sciistica ancora fortemente ancorata all’ambiente alpino.
Le “Laupar” o “Lauparschuhe” pubblicizzate sono scarpe da sci norvegesi di cuoio ingrassato.
L’entrata in guerra del maggio 1915 bloccò la pratica dello sci; ma solo come esercizio ludico, perché nel contempo acquisì una rilevante importanza militare per gli eserciti che si fronteggiavano sulle Dolomiti. Non ci fu giovane che avesse un rispettabile curriculum alpinistico che non venisse chiamato a dare prova della sua valentia sull’uno o sull’altro fronte. Molti esperti sciatori ricevettero l’incarico di istruire pattuglie e reggimenti di sciatori da impiegare nella guerra in montagna. Non bisogna poi dimenticare che la Marmolada e le valli dolomitiche, destinate, dopo la guerra, ad un grande sviluppo come stazioni sciistiche, erano territori stranieri. Cortina, che già aveva scoperto la sua vocazione turistica, entrò a far parte del territorio nazionale, unitamente al Tirolo del Sud, solo dopo la fine della Grande Guerra.
Negli anni immediatamente seguenti, austriaci e tedeschi frequentarono le Dolomiti come alpinisti; lasciando ammirevoli esempi di coraggio e abilità. Ci limiteremo ai nomi di Emil Solleder e Gustav Lettenbauer che nel 1925 aprirono la prima via alpinistica di sesto grado sulla parete Nord-Ovest della Civetta. Lento fu, alla fine degli anni ’20, il ritorno degli sciatori sui nevai che ancora non erano piste e che fino a pochi anni prima erano teatri di guerra.
Un gustoso esempio di pubblicità ingenua è quella adottata dalla ditta “Cornetto”che nel 1927 produceva una crema per cinghie di cuoio, notevole per due motivi. Il primo è che la denominazione del prodotto è in inglese (American belt oil) il che indica che il messaggio era indirizzato ad un pubblico acculturato. Il secondo che il personaggio – oggi si direbbe testimonial – Filiberto Ludovico di Savoia-Genova, Duca di Pistoia, era un nobile strettamente imparentato con la Casa Reale. E anche questo fornisce indicazioni sulla platea oggetto del messaggio.
Un caso interessante è rappresentato dall’evoluzione della pubblicità della ditta Merlet. Nato a Vienna nel 1886, Erwin Merlet fece studi di medicina a Innsbruck e, conseguita la laurea, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Monaco. Dopo essersi dedicato all’arte, acquistò fama come alpinista, avendo compiuto imprese di alto livello con Gunther Langes nelle Pale di San Martino: la scalata dello «Spigolo del Velo» della Cima della Madonna nel 1920. Nel 1925 Merlet si diede al commercio di articoli per la montagna, sia estiva che invernale, aprendo negozi a Bolzano e a Cortina d’Ampezzo. Come artista produsse dipinti notevoli di ambiente alpino, ma fornì anche opere importanti come illustrazioni pubblicitarie, sia per la propria azienda, che per le stazioni turistiche. Morì a Bolzano nel 1939, senza vedere riconosciuto il proprio genio artistico.
Le opere che ha lasciato sono una testimonianza di amore per una montagna che stava scomparendo in favore di un’ideologia a cui resisteva inutilmente. Il manifesto pubblicitario del 1930 – gli affari della ditta non andavano troppo bene – parla infatti di una montagna diversa da quella, domata, che si avviava a diventare patrimonio diffuso.
L’immagine pubblicitaria del 1928, quella di uno sciatore di fondo, testimonia che lo sci di discesa non si era ancora affermato presso il grosso pubblico.
Il testo del 1935 rivela che, nella concezione di Merlet, la transizione dallo sci inteso come attrezzo alpinistico allo sci inteso come attrezzo sportivo non era ancora avvenuto.
Altri all’inizio degli anni ’30, avevano sciolto le vele commerciali al nuovo corso dello sci che si andava affermando, grazie alle nuove facoltà di accesso alle stazioni invernali, e alle nuove tecniche di battitura delle piste. Fra queste la ditta Vieider di Bolzano e la ditta Cola Astier di Milano, delle quali riportiamo due locandine pubblicitaria.
Il fiorire della pubblicità di prodotti legati all’attività sciistica e all’espansione di centri turistici ebbe inizio alla metà degli anni ’30. Non si può non restare colpiti dal confronto fra la rappresentazione delle gioie dello sci e degli agi offerti dai lussuosi soggiorni in quota, che sembrano ispirare il cinema dei telefoni bianchi e la realtà durissima conseguenza – anche- dell’onda lunga della grande crisi economica del ’29.
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1) Felice Mondini, «Abbigliamento e arredamento degli alpinisti», Rivista Mensile del CAI, Luglio 1896, pp. 284 – 285.
2) Nansen, Fridtjof, The first Crossing of Greenland, Longmans, Green , and Co., London, 1892.; Nel cuore della Groenlandia. 1888: la prima traversata con gli sci, a cura di Davide Sapienza, Galaad Edizioni, 2011.
3) Paulcke, Wilhelm, Der Skilauf in den Alpen: eine Anregung, Alpenverein, 1901; Der Skilauf, Seine Erlernung und Verwendung im Dienste des Verkehrs, sowie zu touristischen, alpinen und militärischen Zwecken, Aufl, Freiburg, 1908.
4) Zdarsky, Mathias, Die Lilienfelder Skilauf-Technik, eine Anleitung für Jedermann, in einigen Wochen den Ski vollkommen zu beherrschen, Verlagsanstalt, 1897.
5) Arnold Fanck, Hannes Schneider: Wunder des Schneeschuhs. Ein System des richtigen Skilaufens und seine Anwendung im alpinen Geländelauf. Hamburg 1925.
6) Arthur Conan Doyle, Sulle Alpi svizzere, Nuova Editrice Berti, Parma 2019.
7) Delay, Vincent, Conan Doyle, Sherlock Holmes et la Suisse, Atti del Museo “Museo Sherlock Holmes”, Lusens, 2005.
8) Arthur Conan Doyle, «Crossing an Alpine Pass on Ski», Strand Magazine, dec.
9) Quin, Gregory, Tissot, Laurent, Leresche, Jean-Philippe, Le ski en Suisse, une histoire, Chateau et Attinger, Orbe, 2023.
10) Mann, Thomas, Der Zaubeberg, Fisher Verlag, Berlin, 1924.
11) Mann, Thomas, La montagna incantata, traduzione di Ervino Pocar, Corbaccio, Milano, p. 454.
12) Mann, Op. cit, p. 455.
13) Mann, Op. cit, p. 462.
14) Hess, Adolfo, Gli «Ski» norvegesi, loro storia, uso e applicazione, specialmente agli eserciti ed all’ alpinismo, Bollettino del Club Alpino Italiano, Torino, 1899.
15) Hess, Adolfo, Op. cit., p. 370.
16) Ghiglione, Piero, «Salti in sci», Rivista Mensile del CAI, novembre 1923.
17) Ghiglione, Op. cit.
18) Hess, Adolfo, Op. cit., p. 380.
19) Zavattari, Oreste, «Gli skj nella guerra d’inverno sulle nostre Alpi », Rivista Militare, n.5, 1900; Marce in montagna sulla neve , Biblioteca Militare Alpina, vol. II, 1° F. Casanova editore, Torino, 1900.
20) Zavattari, Oreste, « Gli ski e i nostri Alpini», Riv. Mens. del CAI, febbraio 1902, pp. 40-48.
21) Zavattari, Oreste, Op. Cit:, pp. 45-51.
22) Zavattari, Oreste, Rapport sur les expé riences faites sur la neige en Italie dans ces dernières années, Librairie, Militaire, Henri Charles-Lavauzelle, Paris, 1904.
23) De Zulian, Franco, «Lo “slalom” gigante in Marmolada », Rivista Mensile del CAI, febbraio 1935, pp. XXIII – XXVII.
24) Schneider, Hannes, Fanck, Arnold, Die Wunder des Schneeschuhs, ein System des richtigen Skilaufens und seine Anwendung im alpinen Geländelauf, Hamburg, Gebrüder Enoch, 1925.
25) Lunn, Arnold, A History of Ski-ing, Oxford University Press, H. Milford, 1927 , Cap. 8.
26) Scotti, Gaetano, Rivista Mensile del CAI, novembre 1904, p. 440.