Reportage

Amicizia e avventura sulla Civetta

Vivere appieno la bellezza della montagna in un giornata che rimarrà indimenticabile per quattro amici che decidono di salire e scendere la normale alla Civetta con gli sci.

Testo di Mirco Grasso

Ste, Ruggi, Mike e Mirco in vetta alla Civetta (3220 m)
31/03/2019
4 min

Una delle attività più semplici e gratificanti per godersi la montagna in ambiente invernale è sicuramente lo scialpinismo, si riescono a coprire grandi distanze in poco tempo e grazie agli sci è possibile raggiungere con facilità alcuni luoghi che in altro modo spesso richiederebbero molti sforzi.

Per motivi legati ad altre mie attività e complici le scarse nevicate e il caldo arrivato presto, quest’anno mi sono perso quasi tutta la stagione scialpinistica invernale, quella dei curvoni sulla neve farinosa. Sapevo però che la stagione scialpinistica non era ancora finita e stavo aspettando solo le giuste condizioni per fare una salita più di stampo primaverile che mi potesse ripagare, almeno in parte, di tutte le occasioni perse durante l’inverno.

Reduce da giornate di arrampicata in Val d’Adige, zona che seppur stupenda di montagna ha ben poco, avevo proprio voglia di stare un po’ in montagna con la M maiuscola. Venerdì 22 marzo le condizioni sembrano essere buone e decidiamo, assieme ai soliti compagni di sciate (Ste, Ruggi e Mike) di salire la Civetta per la via normale e di sciarla per la stessa. Un itinerario logico ed evidente dalla Val di Zoldo, soprattutto d’inverno quando la neve si deposita sui punti meno ripidi della parete est, crea uno scivolo perfetto che parte esattamente dai 3220 m della cima ed arriva giù in paese, interrotto solo dal Passo del Tenente che, in estate, è percorribile con un breve traverso esposto attrezzato a ferrata.

Partiamo come al solito il venerdì sera dopo lavoro, direzione Casera della Grava (1620 m), nei pressi del Passo Duran, con la speranza che la strada che porta fin lassù sia sgombera dalla neve. Sfortunatamente la strada non è percorribile in macchina e quindi decidiamo di scendere a dormire a Pécol (1400 m). Dovremmo fare più dislivello in salita, ma almeno avremo il vantaggio di sciare fino al parcheggio, sfruttando l’ultima parte delle piste.

La sveglia suona presto e poco dopo le 3 stiamo già risalendo le piste sotto la luce riflessa della luna piena. Prevediamo sia una giornata molto calda e per la nostra sicurezza è necessario iniziare la discesa prima che la neve diventi troppo molle. Mentre risaliamo le piste guardiamo la cima della Civetta illuminata dalla luna e ci sembra lontanissima, ma nonostante le poche ore di sonno siamo carichi e soprattutto felici di vivere questi momenti.
Ci allontaniamo delle piste ed usciamo dal bosco. Rapidamente siamo a quota 1800 metri, in prossimità dell’inizio della teleferica di servizio al Rifugio Torrani, cominciamo a salire un ripido canale di neve gelata che poi si rivelerà un canale sbagliato e che ci costerà la perdita di una buona mezz’ora e un almeno centinaio di metri di dislivello. Nel frattempo sbuca il sole da dietro l’immenso Pelmo e per pochi minuti le pareti si colorano di un indescrivibile colore rosso come solo qui nelle Dolomiti si può ammirare.

Uno scivolo perfetto che parte esattamente dai 3220 m della cima ed arriva giù in paese
sdr

Dopo un’altra ora finalmente arriviamo al nevaio sotto il Passo del Tenente (2500 m). Il morale è rimasto alto nonostante l’errore di percorso ed ora la via di salita è visibile ad occhio nudo. Sebbene il cavo metallico sia quasi interamente sepolto sotto la neve ghiacciata, superiamo il Passo senza troppi problemi, fissando una corda solo in alcuni punti. Proviamo a rimetterci gli sci ancora per un tratto, ma la neve troppo gelata e la pendenza sostenuta ci fanno rapidamente cambiare idea. Nemmeno i rampant ci danno troppa sicurezza. Risultato: sci in spalla fino al Rifugio Torrani, tra i più alti delle Dolomiti, a quasi 3000 m. Rispetto al piano di marcia che avevamo in mente siamo un po’ in ritardo ma ci concediamo lo stesso una pausa, cominciando ad assaporare la discesa che ci aspetta. Ripartiamo ancora sci in spalla e senza troppa fatica arriviamo rapidamente in cima. L’emozione è come al solito fortissima, ci guardiamo intorno ma non vediamo nulla più alto di noi.

Sono quasi le 11 e 30, è tardi e non c’è tempo da perdere, il sole è già alto e sta riscaldando tutti i pendii. Allacciamo gli scarponi, infiliamo gli sci e cominciamo a scendere per lo stesso pendio che abbiamo faticosamente risalito a piedi. Già alla prima curva capiamo che sarà una discesa strepitosa su neve perfetta.
Sciamo veloci su bellissimi pendii, sempre ripidi ed esposti, fino al Passo del Tenente dove siamo costretti a togliere gli sci. Mi chiedo se in futuro ci saranno inverni in cui sarà possibile scendere con gli sci ai piedi? Riattraversiamo il Passo, calziamo di nuovo gli sci e l’esposizione e la pendenza si riducono sensibilmente. Siamo decisamente tutti tranquilli e rilassati; dopo qualche altro curvone e una battaglia con i mughi ci ritroviamo di nuovo sulle piste e in poco al parcheggio di Pécol.

Felici riguardiamo la linea di discesa e ripensiamo alla bellissima, ennesima, giornata trascorsa in montagna che la vita ci ha regalato. Avventura, amicizia e la bellezza della montagna. Tutto qui!

L’emozione è come al solito fortissima, ci guardiamo intorno ma non vediamo nulla più alto di noi

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Foto di Mirco Grasso, Ruggero Arena, Michele Fosser e Stefano Lorenzon

Mirco Grasso

Sono nato nel 1993 in una cittadina della provincia di Venezia, dove risiedo. Ex giocatore di basket mi sono avvicinato all'arrampicata sportiva solo dopo un anno trascorso in Australia, dopo la maturità. Mi ci è voluto poco ad appassionarmi anche a tutte le altre attività alpinistiche ed ora sto cercando sempre più di portare il mio alpinismo verso nuovi orizzonti.


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