Racconto

Abbazia medioevale di Santa Maria dell’Avella

testo e foto di Luciano Pellegrini  / Chieti

Stazzo di Fratanallo
21/12/2018
5 min
logo blogger contest2018_ita_senza feccia
In Abruzzo, da tempi molto lontani, si è andati alla ricerca di luoghi solitari, come grotte e valli intervallate dal paesaggio montano, in cui rifugiarsi dai dolori e dai peccati umani, per trovare conforto nella spiritualità.

Mi sono recato a visitare l’abbazia medievale di Santa Maria dell’Avella, a Pennapiedimonte nel Parco Nazionale della Maiella, ormai ridotta allo stato di rudere.
Si parte dal Ponte Avella sulla SS263, si attraversa il torrente e si inizia a camminare su una ripida carrareccia per un centinaio di metri. Appena la carrareccia diventa agevole, si prende il sentiero sulla destra. Era chiuso da rovi e ginepro, ora è stato bonificato e si supera un piccolo ponte naturale. Con abile maestria questo ponte è stato ricoperto con pietre.
Dopo circa un chilometro, seguendo il torrente, si possono scorgere i resti di un’antica abbazia consacrata a Santa Maria dell’Avella.
Non esiste molta documentazione su questa abbazia che fu costruita nel decimo secolo, lungo il corso del torrente Avella, ai piedi del centro abitato di Pennapiedimonte. Verso il quindicesimo secolo essa fu abbandonata e cadde in rovina. Nel 1700, tra le rovine dell’abbazia, fu ritrovata una piccola statua costruita in pietra locale, di stile barocca. Era la Madonna dell’Avella e fu collocata all’esterno dell’abside della chiesa Parrocchiale di San Silvestro e San Rocco di Pennapiedimonte. In occasione della Pasqua del 2001, la statua della Vergine restaurata, fu spostata all’interno della chiesa parrocchiale, in una nicchia dell’abside.

L’ambiente infonde angoscia, mestizia, preghiera. C’è una calma surreale interrotta improvvisamente da un fruscio di foglie e da un cinguettio di un uccello.

Il sentiero che porta ai ruderi dell’abbazia, non è segnalato con le bandierine bianco-rosso, ma è evidenziato con delle macchie rosse sulle rocce o sugli alberi, quindi è impossibile perdersi. Lungo il sentiero i monaci hanno realizzato diversi terrazzamenti rinforzati con muri di roccia. Viene da chiedersi come hanno fatto a portare le rocce in questi posti ed a sollevarli da terra, per innalzare il muro. In seguito i contadini del luogo hanno utilizzato questi terrazzi sino al 1960 per coltivarci patate, fagioli ed altri ortaggi. Questa zona veniva chiamata Schiarafizzi.
Il sentiero è molto suggestivo, non difficile, anche se ogni tanto c’è da superare qualche gradone di roccia. I ginepri cresciuti a dismisura sono diventati alberi. Ci sono faggi, frassini, pungitopo.
Si attraversa un piccolo torrente che serve per far scorrere l’acqua del serbatoio a monte, quando viene svuotato per la manutenzione e poco dopo si raggiunge lo spazio dove sorgeva l’abbazia.
La parete rocciosa reca la scalfittura di numerose buche che sono servite per infilarvi le travi di sostegno della struttura dell’abbazia. Sono visibili anche diversi canali che convogliavano le acque piovane per l’uso quotidiano. Percorrendo la traccia di un sentiero, avendo come riferimento le buche scavate nella parete, mi sono reso conto della dimensione dell’abbazia. Purtroppo anche questo sentiero era chiuso, ma con pazienza l’ho bonificato. Stimolato ho seguitato a percorrerlo e dopo una decina di minuti sono uscito fuori dalla faggeta. Con sorpresa mi sono trovato sotto il terrazzo del Balzolo di Pennapiedimonte. Molto interessante vedere il paese da questo posto ed anche la Penna cambia forma dall’attuale scenario.

I monaci per raggiungere il paese e Fratanallo (era una Grancia o Grangia, granaio – deposito di grano), facevano una bella passeggiata con un dislivello di 200 metri. L’Eremo di Fratanard o Fratanallo ora grotta pastorale (950 m), situato lungo lo stesso versante, ricorda la presenza dei monaci. Era utilizzato sia come zona eremitica e sia per il ricovero delle greggi per il pascolo.
Attratto dal posto ho individuato un altro sentiero utilizzato dai monaci (ormai invaso da una fitta vegetazione) per arrivare al torrente comodamente. L’ho seguito, ho dovuto riaprirlo con difficoltà ed alla fine sono arrivato nella forra dove scorre il torrente. L’ambiente infonde angoscia, mestizia, preghiera. C’è una calma surreale interrotta improvvisamente da un fruscio di foglie e da un cinguettio di un uccello. Spaventato ho cercato di capire, ma ho fatto appena in tempo a vedere questo grosso volatile prendere il volo.

Da una parete gocciola acqua di sorgente potabile e come un sudario, si raccoglie in una pozza. Era l’acqua che i monaci bevevano! Ho percorso per un po’ la forra che ha una bellezza indimenticabile. Sono tornato indietro e mi sono soffermato ad ammirare la scoperta più bella di questo posto. Sulla parete in pietra della Maiella, dove sorgeva l’abbazia, è stato scolpito un rosone con la forma dell’ostia. Descrive il pane spezzato, cioè il corpo di Cristo che, nella sua geometria circolare, rappresenta la perfezione divina. Nell’ostia sono state incise le lettere INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum) e JHS (Indica il nome ΙΗΣΟΥΣ cioè Iesous, Gesù). Al centro dell’ostia è raffigurata una forcola ad Y (il bastone di marcia, simbolo del roverismo) con il corpo crocefisso di Gesù Cristo.
Chi ha pensato questa realizzazione? Un capo AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) di Chieti, ora defunto, che nel lontano anno 1988, con il clan/fuoco, volle recuperare la storia e la tradizione di questo posto ed invitare tutti ad essere custodi della sua Natura.
Oggi purtroppo, il luogo è stato dimenticato dai paesani e dai suoi amici.

  • Resti abbazia Santa Maria Avella
  • Statua Madonna dell'Avella ritrovata
Luciano Pellegrini

Luciano Pellegrini

Giornalista pubblicista, esperto di ambiente, alimentazione, agricoltura, territorio, tradizione, cultura, storia, escursionismo. Iscritto al CAI della mia città, ho scelto di camminare solo in montagna, per ascoltare meglio il “rumore e la gioia del silenzio”, che mi fanno gustare tutto ciò che mi circonda.


Il mio blog | Non ho un blog, ma un profilo Facebook.
Link al blog

2 commenti:

  1. Fernando ha detto:

    non ha una cartina o una traccia per raggiungerlo? Fratanalle l’ho visitato, ha qualche fonte bibliografica? grazie

    1. Domenico Di Placido ha detto:

      Tutte le informazioni realistiche su Fratanord. Può reperirle a Pennapiedimonte, sul mio libro che troverà in contrada ponte Avella, presso Enrico Di Prinzio.
      Domenico Di placido

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esplora altre storie

Questa è la lunga vita di una faina, raccontata da lei stessa medesima. Tra... Questa è la lunga vita di una faina, raccontata da lei stessa medesima. Tra boschi, colline, tane, c’è la storia di un animale diverso...

La palestra di arrampicata Time To Climb di Ostia, chiusa per l’emergenza Covid-19, rischia... La palestra di arrampicata Time To Climb di Ostia, chiusa per l’emergenza Covid-19, rischia di non riaprire. E’ il destino di molte strutture sportive,...

Immancabili come le sagre del patrono nelle sere calde dell’estate arrivano i consigli per... Immancabili come le sagre del patrono nelle sere calde dell’estate arrivano i consigli per la (buona) lettura da spendersi all’ombra di un faggio, aspettando...

A 150 anni dalla prima ascensione al Sassolungo e a 10 anni dal riconoscimento... A 150 anni dalla prima ascensione al Sassolungo e a 10 anni dal riconoscimento delle Dolomiti a patrimonio dell'Umanità, la guida alpina Gregor Demetz...

L’ultimo weekend di ottobre promette giornate splendide e temperature miti, così rispolvero dallo scaffale... L’ultimo weekend di ottobre promette giornate splendide e temperature miti, così rispolvero dallo scaffale un progetto che davo già per rinviato all’anno prossimo. ...

Io si, e credo anche tu. Eravamo più giovani e un po’ più coglioni... Io si, e credo anche tu. Eravamo più giovani e un po’ più coglioni a pensare di voler sciare lì a gennaio. Eravamo anche...

Il nuovo volume di Alberto Sciamplicotti “Fra terra e mare. In viaggio nel Peloponneso... Il nuovo volume di Alberto Sciamplicotti “Fra terra e mare. In viaggio nel Peloponneso sulle tracce di Patrick Leigh Fermor e Bruce Chatwin”, racconta...

Amir In Val dei Cantoni non c’era nessuno, solo una coppia di escursionisti sul sentiero... Amir In Val dei Cantoni non c’era nessuno, solo una coppia di escursionisti sul sentiero che scaricava sassi. Amir abitava la pianura, un quartiere chiamato “il...

La prima volta su un quattromila è sempre un’esperienza particolare. Per me il primo... La prima volta su un quattromila è sempre un’esperienza particolare. Per me il primo quattromila è stato il Rosa, quando avevo 16 anni, insieme...

La Peugeot arranca sulle curve in salita che portano a Gambarie, la prima tappa... La Peugeot arranca sulle curve in salita che portano a Gambarie, la prima tappa del nostro Cammino, in macchina un sottofondo reggae accompagna le...