La passione per la natura e il suo territorio furono il carburante per le sue innumerevoli spedizioni alla scoperta delle Alpi Giulie e delle zone circostanti. Ancora oggi esiste una parete sul lato nord del monte Tricorno che porta il suo nome, nonché una statua eretta in suo onore ai piedi della val Trenta culla delle sorgenti del fiume Isonzo. In quel preciso punto Julius controlla ogni giorno i passaggi dei turisti e il suo sguardo fedele rivolto verso la valle li accompagna nelle loro esplorazioni come un padre farebbe con il proprio figliolo.
Il viaggio che vi racconto, impresso nelle pellicole dei miei amati rulli kodak, si è svolto nei tre giorni più caldi di una normale torrida settimana di agosto. Un tour che mi ha permesso di scoprire l’Isonzo dalle sue affascinanti e conosciute sorgenti fino alla paludosa meno nota foce. Strade, sentieri e forestali sono la rete di comunicazione che in quei giorni ho utilizzato per spostarmi cercando di non allontanarmi mai troppo dalle sponde di quel fiume color turchese.
Luoghi ricchi di storie, piccoli villaggi abitati da agricoltori e artigiani in perfetta sintonia con attività turistiche e campeggi. Sinergie che a malincuore ho visto perdersi mano a mano che la portata del fiume cresceva e l’antropizzazione del territorio aumentava. Circostanze che hanno permesso nel tempo lo sviluppo demografico ed economico con la crescita delle grandi città e delle zone industriali troppo spesso vicine alla natura selvaggia.
Questo che vi racconto è il viaggio che mi ha insegnato quante cose la nostra vita ha in comune con un corso d’acqua. L’inizio, la crescita, le esperienze positive, gli errori e la fine che sconfina sull’orizzonte di un mare che Julius cerca ancora oggi di intravedere al di là delle sue montagne.