Saggio

GUIDE ALPINE DI CORTINA
150 ANNI DI STORIA
#1

Quest’anno il Gruppo Guide Alpine festeggia i 150 della loro nascita. Nella loro lunghissima storia si intrecciano eventi memorabili e personaggi straordinari.

testo di Silvia Benetollo

foto by www.guidecortina.com
22/08/2021
7 min
Quando nel luglio del 1872 Amelia Edwards arriva a Cortina, insieme all’amica L., una delle prime cose che fa è chiedere al famoso Santo Siorpaes di farle da guida.

Nel suo memoir “Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys[1]”, l’esploratrice inglese lo descrive così:

“un valligiano dallo sguardo vivace e i capelli scuri, sulla quarantina, valente cacciatore di camosci, ex soldato dell’esercito austrungarico oggi guardiaboschi e ispettore locale delle strade; un uomo brillante e appassionato, la pelle scura come una mora, con l’onestà scritta in volto e modi aperti e vivaci che ci piacquero fin da subito”[2].

Le due viaggiatrici ero arrivate qualche giorno prima da Longarone, percorrendo la strada di Alemagna costruita da pochi anni. Dopo aver trovato alloggio all’hotel Aquila Nera, però, l’accompagnatore che viaggiava con loro si era rifiutato di proseguire: il “vagabondaggio” in quei territori selvatici che le due amiche hanno in programma è troppo per lui. Si era posto quindi il problema di trovare una guida. Il tentativo con Santo Siorpaes però non va a buon fine: è già impegnato con altri clienti, almeno per le successive sei settimane. Amelia allora gli chiede se non avesse da consigliarle qualche amico fidato che potesse accompagnarle, e Siorpaes un po’ incerto le risponde che “c’era il vecchio Lacedelli, ma era troppo vecchio, oppure il giovane Lacedelli, ma era troppo giovane. Poi c’era un tale Angelo, che però era via e non sarebbe tornato prima di un mese”.

Chissà se questo Angelo era proprio il capostipite della famosa dinasta di guide ampezzane Dimai “Deo”? Sta di fatto che, dopo qualche giorno, Siorpaes ritorna dalle due viaggiatrici per presentare loro un certo Giuseppe Ghedina che “pur non essendo una guida di professione, sarebbe comunque felice di viaggiare con le signore”. D’altra parte, dice sempre Siopaes, “quasi tutti gli uomini a Cortina sono abbastanza bravi a scalare, ma non sono abituati a viaggiare con delle donne”.

Giuseppe Ghedina, che accompagnerà le due viaggiatrici inglesi durante tutto il loro viaggio nelle Dolomiti, non era una guida alpina riconosciuta perché, almeno in quell’estate del 1872, non era munito del “Libretto di legittimazione”[3]. Si tratta di un documento che ogni guida avrebbe dovuto tenere sempre con sé, dove i clienti potevano scrivere annotazioni sulle gite compiute, e che era stato istituito da una legge ministeriale solo l’anno precedente, nel 1871, formalizzando così ufficialmente la figura della guida alpina. E veniamo quindi al primo grande anniversario che Cortina festeggia quest’anno: il 150° anniversario del Gruppo Guide Alpine. Nella loro lunghissima storia si intrecciano eventi memorabili e personaggi straordinari.

                       Amelia Edwards

Angelo Dimai, fra le più prestigiose guide delle Dolomiti

A cominciare da quel famoso Angelo Dimai “Deo” (Cortina 1819 – 1880), di professione guardiaboschi, che con ogni probabilità Amelia Edwards non ha avuto modo di incontrare, perché altrimenti lo avrebbe di certo menzionato nelle memorie di quel suo epico viaggio nelle Dolomiti. Le due esploratrici all’epoca avevano a disposizione ben poche informazioni sul territorio che volevano visitare: sapevano sì, che c’erano state in precedenza delle spedizioni di carattere scientifico, durante le quali quel tipo particolare di roccia era stata battezzata “dolomite” in onore di quel monsieur de Dolomieu che per primo l’aveva studiata, ma a parte questo la zona era praticamente sconosciuta ai più. Per progettare il loro viaggio si erano basate sull’unica pubblicazione disponibile all’epoca, la (oggi) famosa “Guida alle Alpi Orientali” che lo scalatore inglese John Ball aveva dato alle stampe qualche anno prima, nel 1868.

In quell’estate del 1872, Amelia Edwards e l’amica L. non hanno potuto incontrare Angelo Dimai “Deo” perché probabilmente era difficile trovarlo in paese: in quel periodo infatti era una guida richiestissima, e dal suo libretto (anche se non è quello ufficiale assegnatogli del ministero) sappiamo che appena qualche anno prima aveva già scritto alcune importantissime pagine di storia dell’alpinismo ampezzano. Dal 1862 al 1865, infatti, a Cortina aveva soggiornato un ospite speciale, proveniente da Vienna: Paul Grohmann.

Se il suo cognome vi ricorda una famosa cengia, avete indovinato: il venticinquenne Paul Grohmann, con base a Cortina, sale il Pelmo nel 1863 aprendo una via diversa da quella percorsa da John Ball qualche anno prima. Per la cengia di Grohmann, appunto. Nell’impresa lo accompagnano due valligiani di Zoldo e due guide cortinesi, Francesco e Alessandro Lacedelli (detto Checo da Melères, che all’epoca ha già 67 anni).

L’anno successivo Grohmann si dedica alla Tofana di Rozes, e per la prima volta alla cordata si uniscono due nuovi componenti: sono Angelo Dimai “Deo” e Santo Siorpaes (sì, sempre lui). Il facoltoso scalatore viennese si rende subito conto delle potenzialità di Angelo che, abituato a inseguire la selvaggina nei luoghi più impervi, dimostra eccezionali capacità arrampicatorie. Grohmann quindi lo incoraggia a intraprendere questa attività insieme al fratello Fulgenzio. I fratelli Dimai accompagneranno Grohmann nelle sue scalate fino al 1865 (in sei anni ben diciassette “viagi”, come li chiama Angelo nel suo libretto), chiudendo l’epoca d’oro delle prime scalate sulle Dolomiti ampezzane con la salita al Cristallo. Angelo e Fulgenzio sono ormai delle guide apprezzatissime. I libretti di legittimazione, con le loro pagine dedicate alle note dei clienti, sono una fonte di informazioni preziosissime. Per capire il successo di Angelo come guida basta citare la nota di alcuni clienti inglesi, che nel 1870 lo descrivono come “il miglior uomo sia su roccia sia su ghiaccio che si possa trovare in questa parte delle Alpi”[5].

Cortina d'Ampezzo, Edward Harrison Compton

Cortina diventa una delle mete dell’alpinismo europeo

Nel frattempo, l’eco della bellezza delle Dolomiti si fa strada tra i benestanti viaggiatori europei e il miglioramento delle vie di comunicazione permette a Cortina di diventare una meta turistica sempre più ambita, tanto da registrare nel 1877 ben 3500 pernottamenti. Qualche anno prima, infatti, la nuovissima ferrovia Fortezza-Villach, con la fermata di Dobbiaco (fortemente voluta dagli albergatori ampezzani), aveva reso Cortina molto più accessibile da nord che da sud. Nel 1886 la ferrovia arriva anche a Belluno, ma da lì servivano ancora 12 ore di diligenza per raggiungere la conca ampezzana. Nelle valli ladine, invece, è tutto un fiorire di nuove e comodissime strade: il collegamento Cortina-Bolzano (la famosa “Strada delle Dolomiti”, promossa dall’avvocato viennese Theodor Christomannos) attraverso il passo Falzarego verrà completato nel 1909.

Nel frattempo gli ospiti illustri aumentano e con loro anche le pubblicazioni dedicate alle Dolomiti: nel 1873 Amelia Edwards darà alle stampe il suo “Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys – a Midsummer Ramble in the Dolomites”, e qualche anno dopo, nel 1877, Paul Grohmann pubblicherà il famoso “Wanderungen in den Dolomiten”[6], in cui narra, tra le varie imprese, anche le scalate con i fratelli Dimai. Come se non bastasse, i magnifici acquerelli dell’artista inglese Edward Theodore Compton si diffondono in tutto il continente con le loro straordinarie vedute dolomitiche. Cortina in quegli anni si avvia a diventare una delle mete predilette dell’alpinismo europeo.

Angelo Dimai “Deo” muore nel 1888, il fratello Fulgenzio nel 1904. Lasciano tre figli: Arcangelo, Antonio e Pietro. Grohmann descrive Arcangelo e Pietro come: “[…] due bravi giovani. Penso che soprattutto il primo (Arcangelo) potrà diventare una guida eccellente”. In realtà la carriera di Arcangelo sarà breve: dopo alcune importanti salite (tra cui la Pala di San Martino, per una via oggi abbandonata, insieme a colui che poi diverrà la più celebre guida di Primiero, Michele Bèttega, e all’immancabile Santo Siorpaes) si trasferisce prima in Trentino e poi in Carinzia, al servizio dei nobili Foscari-Widmann.

Diverso invece sarà il destino del cugino Pietro Dimai “Deo”, che in 33 anni di carriera apre una quindicina di nuove vie e mette a segno ben 13 prime ascensioni: in particolare, la salita al Cristallo nell’inverno del 1882 lo rende uno dei precursori dell’alpinismo invernale. Purtroppo non rimangono annotazioni di questa impresa: Pietro quel giorno non accompagnava clienti, era in cordata con Bortolo Alverà, un compaesano che non faceva la guida e che appare nelle cronache alpinistiche solo in questa impresa impegnativa. Tanto impegnativa da aver avuto solo pochissime ripetizioni. Pare che il motivo della salita fosse una certa rivalità con le guide di San Vito, che in quello stesso inverno erano saliti sulla Croda Marcora, sul Pelmo e sull’Antelao.

Antonio Dimai “Deo” (Cortina 1866-1948)

Jeanne Immink, pioniera dell’arrampicata femminile

La cima della Croda da Lago era l’obiettivo della seconda impresa invernale di Pietro, stavolta in cordata con il cugino Antonio Dimai “Deo” (fratello di Arcangelo) e con la cliente Jeanne Immink. Vale la pena di ricordare questa impresa del 1891, non solo per la sua epicità. Infatti i due cugini Dimai accompagnavano quel giorno una scalatrice di tutto rispetto che, nata ad Amsterdam poverissima, dopo essersi lasciata alle spalle due matrimoni e aver vissuto in due continenti era arrivata sulle Dolomiti per compiere una brevissima ma folgorante stagione di scalate: ben settanta in appena cinque anni. Prima donna a salire l’Antelao nel 1889, Jeanne Immink divenne ben presto famosa nel mondo dell’alpinismo per la difficoltà delle vie che sceglieva di salire. Tra le sue imprese si contano anche la prima ascensione alla Rocchetta Alta e al Sasso di Tovanella, nel gruppo del Bosconero. Nel 1893 il fotografo e alpinista tedesco Theodor Wundt le chiede di accompagnarlo sulle Tre Cime e di posare per documentare la scalata. Jeanne si presta all’obiettivo del fotografo tedesco ma, dopo una giornata di pose pericolose ed estenuanti, dichiara che mai più avrebbe fatto un’esperienza del genere. In compenso oggi possiamo ammirare il coraggio di Jeanne Immink sulla copertina del libro di Wundt, Wanderungen in den Ampezzaner Dolomiten, pubblicato nel 1893.

Il secondo motivo per cui va ricordata la prima salita invernale della Croda da Lago è che assieme a Pietro Dimai saliva, in una delle sue prime imprese, il giovane Antonio Dimai “Deo” (Cortina 1866-1948), detto Tone. Jeanne, nelle note a quell’impresa, scrive: “È una parete oltremodo ripida che richiede grande prudenza anche d’estate quando le rocce sono asciutte e senza neve. Ma che aspetto spaventevole aveva oggi! Ci guardammo l’un l’altro, colpiti senza parlare perché pensavamo ormai di aver raggiunto il limite del possibile. Ma Antonio, coraggioso come sempre, non ci pensò un attimo. Con straordinaria forza e tenacia gettò giù, ora con le mano ora con la scure, grandi masse di neve e ghiaccio. A volte si teneva solo con le mani, senza appoggio per i piedi e furono momenti per me indimenticabili vederlo lavorare in questo modo sopra il pauroso abisso”.

Antonio Dimai aveva preso il libretto di guida solo tre anni prima, ma durante la salita invernale alla Croda da Lago già dimostra di avere carattere e grande esperienza. Molto più giovane del fratello Arcangelo e del cugino Pietro, non aveva avuto modo di conoscere Grohmann, che infatti non lo cita nelle sue annotazioni. Tuttavia, negli anni successivi sarebbe diventato una figura di spicco dell’alpinismo ampezzano, compiendo cinquantina di prime ascensioni con clienti che rappresentavano il meglio dell’alpinismo europeo dei primi del Novecento.

Come abbiamo detto, quest’anno Cortina festeggia i 150 anni della creazione del Gruppo Guide Alpine e questo anniversario coincide con i 120 anni di una via aperta da Antonio Dimai e destinata a diventare un grande classico delle Dolomiti: la parete sud di Punta Fiames.

[continua]

_____
[1] “Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys – A Midsummer Ramble in the Dolomites”, ed. Italiana “Cime inviolate e valli sconosciute – vagabondaggi di mezza estate nelle Dolomiti”, Nuovi Sentieri, 2002.

[2] “Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys”, tutte le traduzioni sono mie.

[3] Giuseppe Ghedina diventerà ufficialmente una guida nel 1873; morirà in un incidente il giorno dell’inaugurazione del rifugio Nuvolau.

[4]  Tutte le informazioni riguardo la storia di Cortina e della famiglia Dimai “Deo” sono state tratte dal volume “Antonio Dimai Deo, una famiglia di guide alpine”, a cura di Carlo Gandini e Franco Gaspari, pubblicato con il contributo del Comune di Cortina d’Ampezzo nel 2016.

Con la collaborazione di Cortina Marketing.
www.cortinamarketing.it

Silvia Benetollo

Silvia Benetollo

Sono una traduttrice con la passione per il disegno, per le Dolomiti Bellunesi e per la toponomastica alpina, perché penso che risalire all’origine del un nome di luogo caro sia un buon modo per farne parte.


Il mio blog | La Martora Blu è il mio progetto che raccoglie i disegni e le collaborazioni che ho avuto l’onore di avere in questi ultimi anni. È anche un modo per tentare di fare ordine sulla mia scrivania. Contiene storie di montagna, appunti di viaggio, disegni. In ordine sparso.
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