Racconto

Per l’anno che arriva, ti auguro la montagna

Tutti noi richiediamo la necessità di essere compresi.

testo e foto di JMBReRe  / Verona

Cercando di vivere poco piu' che appena
14/05/2020
3 min
“Che la vita non è fatta per essere protetta o conservata, ma è fatta per essere vissuta ed esplorata.”

Ti auguro di “riposare presso alti laghi”, di svegliarti con l’odore della legna bruciata del fuoco da bivacco e di lavarti la faccia dalla condensa.

Ti auguro di arrampicare duro, ma divertendoti. E “sentire le vampate di calore mentre precipiti nel tuo imbrago sperando che la corda tenga”. Risolvere questo problema di fiducia non appena sei fermo, non appena prima di gridare e appena prima di capire che quella catena di fiducia non ha tradito e che è tornata a te per darti un momento speciale, per darti una frustata che ti fa capire quanto è bello essere vivi ed essere li per capirlo una volta in più.

Ti auguro di avere la faccia infangata dopo un giro in mtb. Ti auguro di bucare, rompere la catena ed imprecare mentre osservi i denti della corona mangiati e i raggi rotti per le sporgenze rocciose. E poi di appoggiare il piede e fermare tutto di colpo mentre per inerzia tutto il resto ti passa davanti: rami, tronchi, fogliame, problemi, illusioni. Fermarsi per ripartire, rifiatare per riposare. Ansimare e non soccombere, tornare ad agire per imparare che rialzarsi è duro ma fondamentale.

Ti auguro di correre sotto i temporali e sentire tuoni che ti sembra possano crepare il cielo. Di abbassare la testa come se corressi sotto un fuoco di fila riparandoti sotto un’idea, sotto la speranza che i coraggiosi siano cari agli dei. O cose del genere. O degenere delle cose.

Ti auguro giornate fredde. Ti auguro il male alle mani da gelo e il formicolio della circolazione che stenta a partire. Ti auguro neve polverosa, di quella che si incrosta sulla tavola, sugli sci, sotto gli attacchi, così quando sei a casa ritrovi gocce d’acqua come l’ultimo residuo tangibile di una giornata meravigliosa.

Ti auguro di scendere di corsa dai boschi al tramonto, mentre il sole filtra rosso tra i rami. Di perdere la strada maestra per poi tornare a casa trovando un sentiero selvatico.

Ti auguro di sentire i rami della foresta che tendono il loro estremo dito per accarezzarti. Sentire il conforto dell’essere tutt’uno con l’ambiente.
Di alzare la testa e sperare.
Di abbassare lo sguardo e riflettere.
Di guardarti da fuori per confrontarti, guardarti da dentro per conoscerti.

Che la vita non è fatta per essere protetta o conservata, ma è fatta per essere vissuta ed esplorata.

JMBReRe

JMBReRe

Questo blogger non c'e' sempre. Appare perlopiu' quando il sottoscritto se ne va a fare una corsa o se ne va in montagna ad arrampicare. Direi che e' un altro 'ME' . Non direi che e' migliore o neppure peggiore. Solo diverso. Forse un pochino meno mediocre. Possibilmente piu' completo. Certamente piu' libero.


Il mio blog | E' tutto iniziato come un diario per gli allenamenti e ha finito per essere un modo per esprimere le mie sensazioni che provo durante l'attività sportiva. Il blog e' anonimo e vorrei rimanesse tale, perchè non vorrei mai che apparisse autocelebrativo. Lo amo molto, perchè se la montagna mi lascia uscire sensazioni importanti, il blog mi permette di esprimerle e fermarle.
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1 commenti:

  1. Andrea ha detto:

    Stupendo. Una breve lettura che mi ha lasciato un po’ gli occhi lucidi e un bel sorriso sul muso. Trovo molto rasserenanti questi versi e a uno come me, che da sempre vive la città, la nebbia e lo smog, fanno solo bene. Grazie

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