Recensione

OLTRE L’ITALY DIVIDE

“Oltre l’Italy Divide” è una raccolta di interviste ai pionieri italiani del bikepacking, un tentativo di riassumere l'ultimo decennio dello sviluppo del movimento del bikepacking italiano.

Recensione di Altitudini

14/01/2025
8 min
Il titolo “Oltre l’Italy Divide” si riferisce al principale evento di bikepacking che copre l’intero Paese, da Napoli al lago di Garda, ma va subito oltre, attraversando tutte le 20 regioni.

Gli organizzatori di eventi regionali popolari e poco conosciuti (Sardinia Divide, Two Volcano Sprint, Basilicata Bike Trail, Trail dei Papi, Abruzzo Gravel, Tuscany Trail, Piemont Gravel e altri) intervistati dagli autori parlano di tutto, tranne che dei dettagli tecnici dei percorsi. Si tratta, infatti, più di una storia umana che di una guida classica per viaggiare in bicicletta, esperienze di bikepacking in Italia in prima persona. Il libro si rivolge sia agli appassionati di bikepacking, sia ai neofiti di questo sport sempre più diffuso e non solo tra i giovani. Può interessare anche a chi non viaggia abitualmente in bicicletta, perché offre la possibilità di vedere l’Italia da un insolito punto di vista. Non da ultimo, è un libro per chi ha intenzione di realizzare un proprio evento o qualcosa di creativo e di comunicare adeguatamente con la comunità che inevitabilmente ne nascerà.

Alla fine della pedalata si torna sempre diversi, stanchi, ma arricchiti di qualcosa che lì per lì neppure riusciamo a comprendere subito.
(Domenico Errigo, organizzatore di All Round Calabria)

Italia e montagna sono praticamente sinonimi. Le Alpi a nord, le Prealpi a sud che collegano le Alpi alla pianura Padana e poi la lunga dorsale degli Appennini che attraversa tutta l’Italia, infine i rilievi delle due principali isole e i vulcani. Lo stesso si può dire per la bicicletta e il cicloturismo. Forse non esiste un altro Paese al mondo in cui queste due cose siano così strettamente legate. Per gli italiani la montagna e la bicicletta non sono solo un weekend attivo o una vacanza, ma uno stile di vita, l’esistenza stessa.

Nel 2024 i giornalisti Ivan Kuznetsov e Irina Kudres da Bergamo hanno incontrato più di venti organizzatori di eventi di bikepacking in tutte le venti regioni d’Italia per il loro primo libro in italiano “Oltre l’Italy Divide”. Naturalmente non potevano (e non volevano) evitare le domande riferite alle montagne e a tutto ciò che le montagne esprimono: libertà, selvaticità, silenzio, bellezza, fatica … Di seguito riportiamo una decina di frammenti delle interviste pubblicate nel volume.

Foto Beatrice Berlanda, Veneto trail
Foto Beatrice Berlanda, Veneto trail

Dalle cime posso vedere il mare. Sono un amante della natura. La tranquillità che ho andando in montagna non la trovo da nessuna altra parte.

1. Sardegna / Amos Cardia (Sardinia Divide)
Le isole si sono sempre distinte per la propria autonomia e, di conseguenza, per una libertà maggiore rispetto ai territori continentali. Lo stesso si può dire per le montagne. Quanto si riscontra questo in Sardegna e nel suo bikepacking? D’altronde, la libertà è proprio ciò che i ciclisti cercano.
Trovo che la tua opinione può essere vero per la Corsica, in cui esiste un diffuso senso di alterità rispetto allo stato francese. Infatti, nelle campagne e nelle montagne corse non vedi quasi mai sventolare una bandiera francese, mentre in Sardegna la presenza del tricolore italiano è continua, persino nelle bandierine delle feste religiose dei paesi, nei banchetti dei fruttivendoli lungo le strade, anche se sono produzioni locali sarde, e negli agriturismi delle montagne. Lo capisci anche dal tifo calcistico: in Sardegna il tifo per la nazionale italiana è diffuso quanto nelle altre regioni d’Italia, non meno.
La relativa libertà della quale si può godere nelle montagne della Sardegna è da ricondurre piuttosto alla sua bassa densità di popolazione, al fatto che quindi tante aree sono isolate ed è improbabile essere soggetti a controlli. Questa per il bikepacking può essere una situazione favorevole, specie per i bivacchi. Ma resta il fatto che la viabilità nelle montagne sarde è molto spesso discontinua, dunque occorrono buone competenze per riuscire a completare certe traversate. Il favore verso chi pratica il bikepacking varia a seconda della zona e anche dell’azienda: ci sono aree in cui la proprietà è tollerante per il passaggio di ciclisti e di cicliste e altre in cui non siamo minimamente graditi e bisogna fare molta attenzione.

2. Basilicata, Campania, Calabria e Sicila / Juliana Buhring (Two Volcano Sprint)
Hai evidenziato gli otto parkours del 2VS 2024. Fare delle salite in bicicletta è come camminare sui pedali. Ma nelle Alpi Orobie io non ho altra scelta. È lo stesso per te in Costiera amalfitana. Cosa rappresenta pedalare in montagna?
Secondo me, pedalare in collina e in montagna non sminuisce il significato originario del ciclismo, anzi lo esalta! Per mia esperienza, un terreno pianeggiante è generalmente noioso. Se siete in alto, è probabile che anche voi abbiate una vista incredibile sia in salita che in discesa e ciò, alla fine, rende la sofferenza un piacere. Se dovessi scegliere, pedalerei sempre in collina e in montagna.

3. Abruzzo / Maurizio Scardetta (Abruzzo Trail MAGS)
Spesso si dice che alcune persone scelgono il mare, altre le montagne. L’Abruzzo Trail li ha entrambi. Quale sceglieresti tu? E perché? Secondo me, non ci credo che li ami entrambi allo stesso modo, anche se in Italia…
Per me non vi sono dubbi, la montagna! Perché? Dalle cime posso vedere il mare. Sono un amante della natura. La tranquillità che ho andando in montagna non la trovo da nessuna altra parte.

4. Toscana / Andrea Borchi (Tuscany Trail)
Non tutti decidono di fare della propria passione una professione. Alcuni hanno paura di cambiare lavoro, altri pensano non sia una buona idea mischiare hobby e lavoro. Come mai hai deciso di fare del ciclismo una professione? E come sei arrivato al bikepacking?
Sono un geologo iscritto all’Ordine dei Geologi della Toscana. Ho esercitato la professione classica del geologo per circa dieci anni, dedicandomi alla progettazione edilizia e geotecnica. Parallelamente, sono sempre stato un appassionato di cicloturismo. Nasco come cicloturista classico, che utilizza le borse laterali, le Ortlieb rosse [un marchio tedesco], e viaggia per piacere. Supportato dalla mia compagna Olga, che mi incoraggiava a fare qualcosa di più con il mio sito Bikepacking.it, è nata l’idea del raduno dello stesso nome. Fin da subito, ho voluto dare a questo raduno un’identità differente, sfruttando la mia profonda conoscenza della Toscana e le mie competenze di geologo. Il mio background professionale mi ha permesso di realizzare una cartografia dettagliata della rete sentieristica della Toscana, utilizzando software che avevo studiato all’università. Pensa che, quando sono usciti i primi Garmin cartografici, mancava una cartografia dettagliata di tutta l’Italia. Così, utilizzando i software universitari, ho realizzato una mia cartografia da inserire nel Garmin. Questa combinazione di competenze ha portato alla creazione del Tuscany Trail, inizialmente un raduno di Bikepacking.it, che è cresciuto rapidamente fino a diventare un evento di grande successo.

5. Liguria / Fabio Del Becaro (Liguria Bike Trail)
Di recente, siamo stati sulla costa ligure per la prima volta. Di certo, ha uno spirito unico. Ma non siamo ancora in grado di descriverla. Ce la descrivi tu?
La Liguria nasconde tesori spesso difficili da raggiungere, a causa del suo territorio aspro dove il mare sbatte direttamente sulle montagne. Questi tesori possono essere trovati da chi ha voglia e interesse nel cercarli. È timida e riservata e, se vogliamo dirla tutta, è anche permalosa.

foto Mattia Marrone, Abruzzo trail
Foto Beatrice Berlanda, Veneto trail

Non importa quanto ci metterai a raggiungere la vetta, l’importante è arrivarci e godere di quello che si vede da lassù: panorama, aria fresca e, perché no, anche buon cibo e bevande in compagnia.

6. Piemonte / Valerio Fava e Serena Cugno (150 S-miles Piemonte)
Mi piace questa nuova Vertical Trail verso il rifugio Scarfiotti (2.165 m), dell’edizione 2024. Suppongo che la decisione di creare una traccia verticale provenga dal trail running. Da dove altro provengono le idee per il progetto?
Questa traccia è nata perché nelle tracce precedenti mancavano le vere montagne, simbolo del Piemonte [le Alpi. Prima di questo percorso, le tracce erano principalmente, e lo sono tuttora, negli Appennini]. Abbiamo pensato di raggrupparle in una traccia, impegnativa, sì, ma che andrà a toccare le vette più famose del nostro territorio, tra Valle di Lanzo e Val di Susa.

7. Valle d’Aosta / Marco Nicoletti (Aosta Tour dei Rü)
Nel 2022, ad Aosta, Nico Valsesia, un altro grande appassionato del luogo, ha tentato di organizzare un evento di bikepacking: il Barolo Courmayeur. Tuttavia, non è andato avanti. Come sarà il tuo? Dicci il nome, la traccia e le principali caratteristiche.
Come accennato prima, è il dislivello che ci frega. Ho iniziato nel 2013 a creare la traccia di un trail in Valle d’Aosta, ma mi sono fermato quando il cumulo del dislivello, a circa metà valle, è arrivato a 35.000 m. Organizzare un trail di 100 km per limitarne il dislivello sarebbe un po’ come presentare un libro di cui è stata scritta solo la prima pagina. Abbiamo un sacco di strade pianeggianti lungo le coste delle montagne [basi], i cosiddetti “rü”. Un “Tour dei Rü” sarebbe fantastico, ma dovreste essere disposti ad ammazzarvi di dislivello per unirli tutti in un unico loop!

8. Lombardia / Gianluca Gravino (Gerundium Trail Lombardia)
Tornando a parlare di cibo… si dice spesso che la gente vada in montagna solo per mangiare bene e godere di una bella vista. Nel senso che il cibo è il motivo principale, ma sappiamo che non è vero. Quali sono gli altri motivi per cui ci si dedica al ciclismo?
l ciclismo è uno sport strano: più soffri e più sei contento! Scherzi a parte, la sfida è alla base dello sport e in particolare del ciclismo: la sfida contro se stessi, contro la natura, le intemperie e anche contro i nostri compagni d’uscita. A sua volta, la salita è nel DNA del ciclista. Non importa quanto ci metterai a raggiungere la vetta, l’importante è arrivarci e godere di quello che si vede da lassù: panorama, aria fresca e, perché no, anche buon cibo e bevande in compagnia.

9. Veneto / Andrea Securo (Veneto Trail)
Sul vostro sito, le Dolomiti sono descritte come “il cuore della traccia”. Ma guardando bene il percorso, ci sono tanti “cuori” o massicci montuosi. Le mie preferite sono le Dolomiti Bellunesi. È stato il primo posto che ho visto in Italia e mi è piaciuto tantissimo. Non è solo stupendo, ma anche selvaggio e non turistico. Quali sono i luoghi che piacciono di più ai partecipanti?
Le Dolomiti sono chiaramente la caratteristica principale del percorso e sono più o meno poste sempre nella parte centrale. Ma non ti nascondo che quasi tutti i partecipanti rimangono più sorpresi dalle Prealpi Venete e da altri luoghi meno conosciuti, che non definirei selvaggi e non turistici (salvo qualche rara eccezione) e che spesso regalano qualche sorpresa in più. Gli stranieri o coloro che non ne avevano mai sentito parlare adorano le zone delle Prealpi di cui non si vedono foto in giro e che magari meritano tanto quanto aree più blasonate, soprattutto in mountain bike.

10. Da Santa Maria di Leuca (Puglia) al Piccolo San Bernardo (Valle d’Aosta) / Juri Zani (Italy Unite Wild Trail “ex evento, percorso GPX”)
La mia prossima domanda riguarda proprio questo. Potresti spiegarci meglio il significato della parola “wild” presente nel titolo?
In molti punti il percorso è letteralmente selvaggio: attraversa zone dove la presenza umana è molto limitata, ma in cui può spingersi la bici. C’è l’eventualità di incontrare orsi, lupi e altri abitanti della nostra terra. “Wild” perché noi non ti offriamo nulla se non una traccia da seguire. Saranno i posti attraversati che doneranno qualcosa, se si è ricettivi, oltre che educati e rispettosi di chi si troverà sulla traccia.

Oltre l’Italy Divide

Autore
: Ivan Kuznetsov e Irina Kudres
Editore: Panoramica, 2024
Pagine:
Prezzo di copertina: € 15,59

Ivan Kuznetsov è un giornalista, redattore e scrittore di outdoor. È anche co-fondatore dello studio creativo Panoramica (https://panoramica.studio/ivan-profile). Figlio di un membro della squadra giovanile di ciclismo dell’URSS, ha iniziato a pedalare nel marzo 2013 a Lamon (Belluno), dove si sono svolte le tappe finali del Giro d’Italia 2019, su una vecchia mountain bike senza freni posteriori (non c’erano altre bici). In quel periodo stava partecipando come volontario a un progetto di Legambiente dalla durata di un anno. Dopo aver percorso tutte le strade intorno a Lamon si è recato sui vicini Passo Croce d’Aune (1011 m), Passo Rolle (1984 m), Passo Pordoi (2239 m) nel cuore delle Dolomiti. Come giornalista ha realizzato oltre 200 interviste a varie persone su viaggi, vita all’aria aperta, creatività, comunità, ecc. Grazie a internet, il suo lavoro spazia in tutto il mondo sui principali media e blog.

Irina Kudres è una fotografa outdoor, fotogiornalista e narratrice visiva. È co-fondatrice dello studio creativo Panoramica (https://panoramica.studio/irina-profile). Ha iniziato a pedalare nel maggio 2019 a Lamon con Ivan scalando il Passo Brocon (1616 m) nella catena del Lagorai con una normale mountain bike. Da allora ha scalato molti altri passi in tutte le Alpi italiane, il più alto dei quali è il Passo Gavia (2621 m) da Bormio. La sua lista di avventure in bikepacking include percorsi su strada, mtb e gravel a Campo Imperatore in Abruzzo, Strade Bianche in Toscana, Via Claudia Augusta in Veneto, Via Francigena e Via Appia nel Lazio e in Campania, e tutti e cinque i grandi laghi del Nord Italia. Come giornalista con questo libro ha realizzato la sua prima opera editoriale, in precedenza ha effettuato interviste individuali e brevi serie, lavorando in progetti su start-up, benessere e migrazione professionale.

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