Sono bianca, spumosa, orgogliosa dei miei riccioli. Le mie lacrime fanno la terra più verde e più bella. Me lo sussurra il vento quando, come lieve brezza, mi fa veleggiare nel cielo. E allora, se ne ho voglia, perché non piango? Perché… perché loro me lo impediscono.
Loro sono le innumerevoli particelle, arroganti e prepotenti, che senza tregua da un po’ di tempo arrivano su, dal basso. Curiosa per sapere chi sono e cosa fanno, mi sono rivolta al vento il quale, con tono saputo e un poco misterioso, ha risposto: «E’ la chimica. Sai, è una cosa che fanno gli uomini. La chiamano inquinamento. Sembra che a loro vada bene.»
Se a loro piaceva…
Però io e le nuvole mie compagne non potevamo più piangere, la terra diventava secca e gialla, i fiumi si asciugavano e la neve non imbiancava più le catene delle montagne.
Finché un giorno al vento “girarono le scatole”, come dicevano gli umani quando erano arrabbiati, forse perché di quei minuscoli intrusi, sporchi e strafottenti, ne aveva abbastanza.
Così accadde che un bel momento – il sole era appena calato dietro l’orizzonte e la grande pianura rinsecchita si stava preparando per affrontare un’altra notte di sete – il vento sbucò fuori, forse dalle montagne, o dal mare, non ricordo, ma so che cominciò a soffiare, e le raffiche furono sempre più violente.
che stupidi gli umani! avete proprio ragione, care nuvolette e a pensare che hanno avuto anche il coraggio di mettersi il nome di homo sapiens…..
Vi guardo sempre, care nuvolette, quando siete in cielo e non potete immaginare quanto sia bello.
Un saluto affettuoso