Altri due tiri e siamo sotto al camino che, visto da vicino, sembra più un diedro/fessura, oltretutto mooolto verticale e con un tetto che la chiude in alto.
Il compagno mi raggiunge, beviamo un po’ di acqua (allora era solo acqua, no enervit, no sali, no red bull, …) e ci guardiamo attorno: la giornata è limpida, solo un po’ di foschia verso la pianura, tutte le cime d’intorno si stagliano nitide contro il cielo… ma:
«Ehi, boy… varda là, che bel spigolo: ghe sé do cordate…»
«Ma… sembra el spigolo d’Uderle, no?»
«Vero, vero… sé proprio queo… e drio al spigolo che sé el camin Carlesso!»
«Ma, alora, dove caz…spita semo noialtri?»
«Dàme la guida… ma vuto vedare che gavèmo sbajà sojo, questo sé el Sojo Rosso, cazz…spita, sempre Carlesso, ma n’altro monte!»
Sempre dalla Guida CAI-TCI: Soglio Rosso, via diretta parete sud (R. Carlesso, T. Casetta, diff. IV, V+ con due lunghezze di VI, ore 6).
«Ehi, boy… e ‘desso cossa femo?, do tiri de sesto!, chi sé che li passa?»
Ormai siamo a metà parete e non sembra facile scendere: non ci sono soste adatte a far doppie. Ci guardiamo, un po’ ridendo per il “modesto” sbaglio, un po’ preoccupati per quello che avevamo sopra. L’occhiata si trasforma presto in fulminea decisione:
«Vao mì – dissi, sentendomi un po’ costretto ma determinato – vuto vedare che no’ semo boni de tirarla fora?»
I due tiri di VI li superiamo d’un fiato, non senza un po’ di angoscia, così come il tettuccio e il successivo camino verticale: un piccolo volo del “boy”, che non riuscì ad arrivare a un appiglio mooolto lungo, mi suggerisce di preparare una sosta ben salda.
La via termina sui ripidissimi prati sommitali coperti da ciuffi d’erba secca ben più infidi della fessura appena salita.
Ma era finita e, nonostante il “modesto” sbaglio, o forse meglio grazie a questo, avevamo ripetuto una grande via.
Al ritorno, in fondo al Voro d’Uderle, passando sotto al-di-cui-prima-spigolo, ci fermiamo a rileggere la guida per capire… e casualmente l’occhio cade sulla data in cui Raffaele Carlesso aprì la via appena salita: 16 luglio 1933, data di nascita di mio papà. Così decido di dedicare il nostro sbaglio al mio primo maestro di alpinismo, per il suo cinquantesimo compleanno.