Racconto

#13
L’ARTE DEL CORAGGIO, IL CUORE

Quando si cerca qualcosa che ancora non si conosce si inizia sempre da qualcosa che si conosce.

testo e foto di Luana Bendo

La nonna
22/12/2021
6 min
Marco_Rossignoli_014

L’arte del coraggio, il cuore

di Luana Bendo

Quando si cerca qualcosa che ancora non si conosce si inizia sempre da qualcosa che si conosce. Enrica si è diretta in un posto del cuore, quel lago, il luogo dell’infanzia. Cosa l’ha attratta fin lassù?

Una speranza, un modo di vivere alternativo, una via di uscita.
Il coraggio, che tante forme può avere, ha nella sua etimologia cor.
E di questi tempi è una gran cosa sentirlo, il proprio cuore.
Il cuore, a differenza della testa non smette mai di credere all’impossibile e con lui i desideri che non osiamo confessare perché non coerenti con le nostre scelte di vita, in un qualche modo ci vengono incontro.
Il sole che le scaldava la pelle in un giorno insospettabilmente assolato di fine ottobre e le parole di quella sconosciuta “Vai su a Cima Lan, vedrai come lì la cima sarà ancora più luminosa” l’hanno convinta.
Quei luoghi di una montagna pressoché dimenticata per lei rappresentavano casa, la nonna è originaria di lì e il suo vivere altrove per varie esigenze di vita è stata solo una parentesi. Ora ci ha fatto ritorno.

Luoghi ostinati, gente dura.

Mentre percorreva la via che l’avrebbe portata lassù, aumentava il timore che si prova nel trovare le risposte che presuppongono vie difficili, scelte importanti, cime inesplorate.
Enrica, che nel nome porta la memoria dello zio che ha sacrificato la propria vita in una guerra che sembra così lontana e impossibile e che proprio in quelle montagne ha vissuto i suoi unici 18 anni, lungo la mulattiera che si snoda nel sottobosco vede all’orizzonte il versante opposto della montagna a picco sul lago, luogo d’origine della sua famiglia.
Una mulattiera semplice, in leggera salita che parte da Col Perer e dopo dolci curve in mezzo al bosco illuminato di colori autunnali, porta alla cima.

È primo pomeriggio e ad accoglierla c’è Stefania. Piglio di chi ha avuto sempre le idee chiare, la concretezza delle donne.
Stefania ha sempre amato la montagna e i cavalli. Ha lavorato nell’azienda artigiana del padre finché ha seguito il richiamo di una vita diversa e dall’acquisto di un terreno sulla Cima di Lan, in provincia di Belluno, ha ristrutturato un rudere facendone la sua casera prima e un agricampeggio poi.
Doc e Spezzatino, i due cavalli di Stefania, nitriscono.
Il nome dell’attività “Sul Dorso di Lan” richiama la forma della cima che Enrica aveva intuito ma che non aveva ancora preso un tratteggio: è infatti un dorso di un cavallo che annuncia a sua volta le rovine di un Forte, risalente alla Grande Guerra.

Una coincidenza o un altro tassello?

Due casette in legno e pietra, realizzate con materie prime locali fanno venire voglia di immaginare la vita che potrebbe esserci dentro. Enrica pensa e immagina i particolari, i momenti. I disegni nella sua immaginazione prendono colore.

“Il cuore, a differenza della testa non smette mai di credere all’impossibile e con lui i desideri che non osiamo confessare.“

Panorama sulla Cima di Lan dal Monte Avena

Stefania le parla di nespole, pere, fichi, tutti frutti che nascono in condizioni difficili e che, non venendo trattati, crescono con la sola caparbietà e ostinatezza tipica della gente di montagna.
Le confetture hanno un nome e una storia, l’Impervia sa di piccoli frutti lamponi e ribes, è dolce e aspra come la vita di montagna, mentre la Forest sa di fragola e susina. La Wild completa il trio ed è la preferita di Enrica. Nomen omen.
Gli sciroppi che Stefania le mostra con orgoglio, fiori di sambuco, melissa, menta, ognuno a seconda della propria stagione, sono un concentrato di vita, come la calendula che presto curerà i malanni del cuore di qualcuno.
Se l’economia è locale, la sua passione non ha geografie.

«L’agroecologia è la chiave per conservare l’anima del territorio e la sua identità, l’attività economica che dà vita a un paesaggio storico è infatti un modo di proteggere la memoria di quel luogo».
E sono il cuore e il coraggio di Stefania a dettarne i ritmi.
A chi percorre quel sentiero, a piedi, in bici o a cavallo lei offre un caffè e una parola, una nespola e una speranza.
Cosa avrebbero pensato la nonna e lo zio Enrico nel vederla arrivare fin lassù dopo tanto girovagare, nei luoghi che per tanto tempo sono rimasti nel fondo della sua memoria e che ora una sconosciuta ha risvegliato?

La natura, da nascor, è un termine futuro.
Quello che sarà, il futuro, è nella natura.
E spesso è qui, non troppo lontana da non essere percepita, ma nemmeno troppo vicina da essere data per scontata, pronta a generare qualcosa di nuovo, che siano solo gli occhi di chi la guarda a essere nuovi.
Stefania, custode di questa cima poco conosciuta mostra a chi passa di lì, una natura diversa, un modo di vivere autentico.
E mentre i suoi ortaggi trovano vita in una zuppa calda, una lasagna verde e un semifreddo segreto Stefania prima di andarsene e lasciare gli ospiti entrare nel suo mondo, lascia la bussola dell’istinto anche a Enrica.

L’abitudine è resistenza, un meccanismo di difesa che paradossalmente le ha minato la sicurezza.
Il timore dell’andata ha trovato risposta sulla cima?
Nella casa giù al lago, sul versante opposto della montagna, un misto di foto e ricordi del passato accoglie chi entra.
Un borgo dimenticato, dove nessuno ora vive più, ma ancora carico di suggestioni.
La vita com’era.
È come se nonna lì rivivesse in tutti i suoi insegnamenti, sacrifici e infinita saggezza.

“A chi percorre quel sentiero, a piedi, in bici o a cavallo lei offre un caffè e una parola, una nespola e una speranza.“

L’agricampeggio

La vista dalla cima verso il lago

La nonna, che ha cresciuto Enrica con il suo essere dolce, ma determinato, abitava in quella casa che profumava di pomodoro e basilico e torte di mele.
Un sacrifico per nonna abbandonare la sua casa natia e trasferirsi: la montagna abbandonata è un po’ anche lasciarsi andare, che sia Enrica a farci ritorno?
Un po’ Stefania, un po’ nonna e la stessa montagna a fare da sfondo.
Un po’ di coraggio e un po’ di saggezza.
Il panorama da quella montagna le ha permesso, in un momento di effimera lucidità, di avvicinarsi al suo desiderio di libertà.
Il dubbio e l’immaginazione garantiscono un’interpretazione del tutto originale dell’ordinario.

Cosa sarà del ritorno?

Abbandonare la montagna, come è successo qui nel secolo scorso vuol dire anche lasciar andare i propri sogni e rincorrerne altri?
E se dopo averli rincorsi Enrica li avesse trovati proprio lì, nella montagna di casa?
Che la fuga di tutta una vita ora abbia un senso?
Si è chiuso il cerchio grazie a Stefania?
Cosa ha visto Stefania in quel rudere?
E cosa vede Enrica da quella cima?
Il passato della sua famiglia, le origini l’hanno chiamata tramite una sconosciuta a dare voce al coraggio?
Quale altra vita sta aspettando Enrica?

Un punto geografico di arrivo, una nuova vita in partenza.
È bastato un momento, è quando il suo sguardo ha spaziato da quella cima carica di aspettativa verso il lago, luogo natale, una mano tesa e un passaggio attraverso le paure.
D’altronde è la bellezza della cima, il suo essere straordinario nel senso etimologico del termine – non ordinario – a suscitare emozioni, se le si lascia libere di fluttuare.
Perché la capacità immaginativa suscitata delle cime e l’esperienza estetica che provocano permettono, nel momento giusto, l’auto comprensione e il bisogno intrinseco di umanità, l’aiuto dagli altri ne permettono la realizzazione concreta.

Così Enrica si spoglia della sua maschera, del suo personaggio per un istante prima di voltarsi indietro e tornare al suo quotidiano, una speranza torna a splendere prima di riprendere il cammino di ritorno.
Un ritorno alla vita semplice, di cose concrete, di grandi sacrifici ma di tangibile soddisfazione. Le emozioni si risvegliano.
Un cuore e un coraggio, Stefania.
Nonna l’abbraccia, sullo sfondo la foto di Enrico.

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Luana Bendo

Luana Bendo

Mi occupo di comunicazione. Grande appassionata di montagna, sportiva e viaggiatrice. In Altitudini.it queste passioni trovano un'unica casa.


Il mio blog | Non ho un blog/pagina digitale, eleggo altitudini.it come la mia rivista digitale.
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2 commenti:

  1. Mervin ha detto:

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  2. Antonella Giacomini Antonella Giacomini ha detto:

    Le mie terre. Fa venir voglia di tornare

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