Non ci dilunghiamo troppo in cima, il pensiero di tutti è al colle, dove ci sta aspettando paziente il mio compagno. Scendiamo però lentamente, con attenzione, e superiamo questo tratto alpinistico senza problemi. Durante la discesa siamo accompagnati dai cuccioli di stambecco, che saltano agilmente da una roccia all’altra, incuranti del vuoto e perfettamente a loro agio. Li guardiamo con un po’ di invidia e in confronto a loro ci sentiamo goffi, impacciati, sgraziati.
Un po’ dopo il colle ritroviamo il mio compagno, che nel frattempo ha intrapreso la via del ritorno con calma per non farci perdere troppo tempo durante la discesa. Gli raccontiamo dell’ultimo pezzo di salita, della cima, del panorama, ma le parole non riescono a esprimere del tutto ciò che abbiamo vissuto. E non ho nemmeno troppa voglia di raccontarglielo, mi sembra di fargli pesare il fatto che io ho raggiunto la vetta e lui no, anche se so perfettamente che non prova invidia o gelosia alcuna, ma solo contentezza per ognuno noi tre.
Durante la discesa ogni tanto mi volto a guardare Punta il Villano, piano piano, con la fatica che si sta accumulando nelle gambe, sto realizzando di essere salita fin lassù e non posso fare a meno di sorridere felice.
Ritorniamo a Pian delle Cavalle poi al Lago Rosso; da qui, scendiamo lungo il Vallone del Gravio compiendo così un itinerario ad anello che ci risparmia la ripida e massacrante risalita al Colle del Vento. Passo dopo passo, il paesaggio cambia e dalle praterie alpine ci immergiamo nei boschi di larici, dai vididi toni aranciati. Accanto a noi scorre il rio Gravio, che con con il suo allegro chiacchiericcio accompagna il nostro cammino verso valle.
Siamo ora avvolti dalla nebbia, Punta il Villano si nasconde, sparisce alla nostra vista. La realtà è come sospesa e la mente si chiede se tutto ciò che oggi ho vissuto sia accaduto veramente. La montagna riappare, poi scompare nuovamente, pare giocare a nascondino con noi, insinuando il dubbio e acuendo questo senso di illusorietà.
Superiamo l’Alpe Mustione, con i vecchi alpeggi in pietra, e ci addentriamo in un bosco che pare uscito dalle fiabe, composto principalmente da larici e abeti bianchi. In breve tempo raggiungiamo il rifugio GEAT Val Gravio, ormai manca davvero poco al termine dell’escursione e non vediamo l’ora di arrivare alle Grange di Montebenedetto, dove altri amici ci aspettano per un lauto (e tardivo) pranzo. Nonostante la stanchezza, i piedi scendono sicuri e veloci lungo il sentiero, che ci porta, nell’ultimissimo tratto, ad attraversare un’incantevole faggeta.
Intravediamo tra i rami le case delle Grange e udiamo le voci di chi ci sta aspettando. Ci accolgono allegri e gioiosi, rigorosamente con un bicchiere di buon vino in mano per festeggiare l’impresa.
Prima di entrare in casa e assaporare il meritato pranzo in festosa compagnia, mi volto un’ultima volta, con rispetto e ammirazione, per guardare Punta il Villano. Sorrido alla montagna, la ringrazio, sentendomi intrinsecamente legata a lei. E da oggi, ancora di più.
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foto:
1. Prime luci su Pian delle Cavalle, Parco Naturale Orsiera Rocciavrè.
2. Panorama dal colle del Vento. Da dx verso sx: Punta il Villano, Punta Pian Paris, Punta Malanotte e Punta Cristalliera.
3. Cucciolo di stambecco tra le rocce dell’ultimo tratto di sentiero per Punta il Villano.