Racconto

IL NATALE DI GIACOMO

Anche quando il mondo sembra cieco e spento, lo sguardo puro di un bambino può riconoscere la luce che salva e ricordarci la responsabilità di custodirla.

testo di Andrea Nicolussi Golo, illustrazioni di Adriano Siesser

23/12/2025
5 min


Buon Natale 2025

Care lettrici e cari lettori di altitudini.it,


in questo Natale vi auguriamo momenti di meraviglia e serenità, come quelli che si scoprono tra le pagine di un buon racconto. Vi regaliamo due storie dedicate alla vigilia di Natale: Il Natale di Giacomo di Andrea Nicolussi Golo e Notte di Natale a Cesio di Teddy Soppelsa.


Due racconti che ci invitano a fermarci, a guardare il mondo con occhi puri e liberi e a non restare indifferenti. Ci ricordano che ciò che conta davvero non è il tempo che scorre né l’abitudine che anestetizza, ma la capacità di accendere luce dove tutto sembra spento.


Che il nuovo anno vi porti nuovi cammini e nuove storie da condividere su altitudini.it: ogni esperienza, ogni parola, rende più viva la nostra comunità.


Buon Natale e felice cammino!

Redazione di altitudini.it

Come ogni notte, anche in quella Vigilia, la città respirava il proprio fumo, vapori, polveri e altre esalazioni innominabili, un fiato greve che scendeva e ricopriva le strade e le piazze come una coperta sporca.

Non neve: da anni non nevicava più, nemmeno in alta montagna.
Non stelle: spente, cancellate dalla troppa luce.
Solo qua e là, insegne tremolanti, led ubriachi e fiacchi sfarfallavano sui cartelloni pubblicitari come falene senza più memoria del buio.
Sotto il ponte: corpi raccolti, silenzi che sanno di lontananze, di mare e di sabbia remota, di un sole crudele che in quel momento, però, sarebbe stato una benedizione.

Un uomo divide un pane in sei pezzi, ne porge un altro intero alla donna che allatta il bambino nato in quelle ore.
Versa il vino in bicchieri sbrecciati. Un brindisi aspro alla festa che viene, alla notte da esorcizzare.
Una candela accesa sopra un mattone. Trema, vacilla, ma resta.
Le auto passano vicine, veloci. Indifferenti sfiorano quei corpi, che nessuno vede.
Dentro il metallo gli occhi restano bassi, serrati dietro al vetro, piombati dal tempo, dal rumore, un sonno greve e malato ha contagiato ogni sguardo.
Eppure, qualcosa rimane.
Un lampo ribelle attraversa la notte: una luce che dagli occhi di un bambino fora il buio.

Dal sedile posteriore, Giacomo coglie ciò che sfugge al Mondo.
— Papà, mamma, guardate!
— Cosa, Giacomo?
— No, niente… mi sono sbagliato.
Ma no, non si era sbagliato Giacomo.
La candela, nel riflesso dei suoi occhi, diventa sole.
Il cerchio dei corpi, casa.
Giacomo sorride. Solleva la mano e saluta. Dal cerchio, sette file di denti bianchi sorridono e salutano a loro volta.
Un istante soltanto, e già l’automobile è lontana, il legame reciso prima ancora di annodarsi.
Quella notte, Giacomo sogna.

E il sogno ha strade nude, vetrine spente, finestre vuote.
Solo una luce: la candela sopra un mattone.
Poi, ecco: tutte quelle persone in cammino verso il ponte.
Piedi scalzi sull’asfalto freddo.
Confini che si sciolgono.
Lingue diverse che si fondono in un unico respiro.
Un coro senza parole. Una musica senza note. Un silenzio senza vuoto.
La fiamma non si consuma. Cresce.
Diventa acqua, diventa terra, avvolge il ponte, illumina la città, accende il cielo di stelle dimenticate.
Il pane e il vino non si consumano, diventano corpo vivo, sangue, memoria che non muore.

Il bambino si sveglia di soprassalto con addosso l’eco di quel sogno strano, come una presenza che non si dissolve.
Poi la festa prende il sopravvento e il giorno trascorre leggero a casa di Giacomo.
Ci sono i nonni, c’è l’allegria semplice nel raccontare loro le cose quotidiane: la scuola, i compagni, la bicicletta ripulita che sembra nuova, pronta per andare.
E c’è un’altra cosa ancora.
Un segreto che fa male e consola in egual misura.
Un segreto difficile da rivelare. E a chi poi?
Forse solo il nonno potrebbe credergli. Forse solo lui.
Ma Giacomo tace: ha paura di non riuscire, di non trovare le parole, o che le parole scelte siano troppo grandi per la sua età. Ha paura di mentire senza volerlo.
Prima che il nonno se ne vada, però, Giacomo si chiude nella sua cameretta.
Prende un foglio, il colore rosso.
In alto, a stampatello, scrive: Natale 2030.

Rimane a lungo pensieroso.
Poi disegna un cerchio.
Al centro, una fiamma.
Sotto, in bella scrittura, aggiunge: «Io l’ho visto».
Resta ancora un poco in ascolto del proprio cuore, che batte colpi fuori tempo, poi infila il foglio nella tasca della giacca del nonno, appesa fuori dalla porta.
La fiamma non vista dal Mondo continua a brillare negli occhi del bambino.
A sera, il nonno si ritrova il foglio tra le mani. Lo mostra alla moglie.
La donna resta muta.
Poi va ad aprire la vecchia cassapanca.
Una scatola di latta, consumata agli angoli che porta l’odore di cose dimenticate.
Dentro: foto sbiadite, lettere spezzate dal tempo.
E un foglio sottile, fragile come polvere.
Natale 1930.
Un cerchio.
Una fiamma.
«Io l’ho visto».
La nonna mormora appena:
— Anche tuo padre, Martino… anche lui…

Il nonno accosta i due fogli.
Le fiamme si guardano.
Due cerchi, due, mille Natività, un bambino moltiplicato all’infinito.
Per un istante la luce vibra viva tra sue le mani.
Il nonno sorride.
— Lo sapevo. Lo so.
E negli occhi del vecchio brilla la stessa luce del bambino: la luce della fiamma accesa per il Salvatore del Mondo, nato ancora una volta come miliardi di altre volte, in un giorno di dicembre dell’anno 2030.
Risplende al mondo la fiamma che riscalda i cuori delle persone di buona volontà.
Ogni bambino nato salva il Mondo e ci salva.
Ogni bambino ucciso uccide il Mondo e ci uccide.
I bambini non si uccidono.

Andrea Nicolussi Golo

Responsabile dello sportello Linguistico della Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, collabora con l’Istituto Cimbro di Luserna/Lusérnar Kulturinstitut. Ha pubblicato il libro di racconti Guardiano di Stelle e di vacche (2010), e i due romanzi Diritto di Memoria (2014) e Di roccia di neve di piombo (2016), quest’ultimo finalista e segnalato ai Premi ITAS, Rigoni Stern e Leggimontagna. Nel 2011 è stato insignito del premio “Ostana scritture in lingua madre”. Ha vinto numerosi concorsi di poesia sia in lingua cimbra che in italiano e nel 2013, su autorizzazione Einaudi, ha dato alle stampe la traduzione in lingua cimbra del capolavoro di Mario Rigoni Stern Storia di Tönle. Nel 2016 ha pubblicato la traduzione in cimbro de "Il piccolo principe", nel 2018 la versione integrale di "Pinocchio" e nel 2021 "Il sergente nella neve". Per l’Istituto Cimbro di Luserna ha pubblicato varie favole per bambini.


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