Reportage

FOURSEASONSQUARANTINE

Mentre aspettano la primavera, i Quarantozzi raccontano come hanno imparato ad amare di più il margine, tantissimo il cane, per niente la pandemia.

testo e foto di Alessia Moretti e Alessandro Giangiulio  / L'Aquila

12/03/2021
5 min
I Quarantozzi, il cane Miozzi, un paese di trenta abitanti e la pandemia. Tutto intorno un orizzonte di montagne, più in basso la valle dell’Aterno.

Il paese è nel comune dell’Aquila, Appennino centrale, in Abruzzo, cioè una buona dose di margine, rispetto alle città, ai centri connessi e popolati, alle aree dell’incontro, delle decisioni. Un paese, uno dei tantissimi di cui è piena l’Italia, senza “perle”, con un suo fascino rurale, una sua umanità, qualche pollaio, orti, campi, boschi, stalle, una sua sufficiente vivibilità. Insomma uno di quei luoghi dove raramente si sceglie di andare a vivere. Poi arriva una pandemia, lo smart working, per chi ha potuto: bisogna stare in casa e non allontanarsi troppo. Così un luogo apparentemente sfigato diventa meno claustrofobico di altri.

STAGIONE #1
Primavera. Appennino Centrale. La nostra prima pandemia.

Miozzi – I Quarantozzi hanno un cane, Miozzi. A cento metri dalla porta di casa loro inizia un sentiero che porta nel bosco. Miozzi sente odore di primavera e di amore interessato. Il sentiero appartiene allo sterminato territorio verde dell’Abruzzo ed è molto poco frequentato. L’Abruzzo, in primavera, è un’isola relativamente poco contagiata, non travolta dall’emergenza ospedaliera innescata dalla pandemia, drammatica altrove. Ma non si può uscire, se non per necessità.

Miozzi è il motivo per varcare la soglia di casa, necessariamente e strumentalmente, il bosco è il naturale richiamo per evitare qualsiasi incontro e far riposare gli occhi intrappolati in schermi di tutti i tipi, per la maggior parte del giorno. Fortunati, i Quarantozzi, ora; di meno vent’anni fa, quando decisero di venire ad abitare qui in uno dei centri dell’Appennino che si spopola, raggiunti malissimo dai mezzi pubblici e senza servizi, se non hai la patente e la macchina, per tacere della connessione internet.

Lavoro – Dopo anni trascorsi a inseguire multiformi “Diciassette barrati”, la parola smart working fa irruzione in casa Quarantozzi come un’avveniristica realtà. Durante la quarantena, lavorare da casa, per chi può, è misurarsi con la propria responsabilità e con il frigorifero pieno; per chi non può, è aspettare sostegni dallo Stato o inventarsi soluzioni per adeguare il proprio lavoro e cercare di riempire il frigorifero.
La scoperta del tempo da usare in modo nuovo è l’altro ignoto che visita casa Quarantozzi.

STAGIONE #2
Estate. Appennino Centrale e una tappa al mare. Apriamo tutto, chiudiamo tutto.

Adagio – Assembramenti in mascherina sulle vette dell’Appennino. I Quarantozzi sono potuti uscire dal paese e lì fuori c’è il Gran Sasso percorso da tanti, molti, più turisti del solito. «Bisogna stare all’aperto, l’aria di montagna è meglio del mare, il virus ama l’umidità, al mare c’è più gente, in Abruzzo, come in Molise, ci sono stati pochi contagi e poi non ci va mai nessuno»: sarà stato tutto questo rumore di fondo a rendere le montagne abruzzesi così eccezionalmente seducenti. Invece sui sentieri del paese nessuno in più, chilometri quadrati di vegetazione, animali selvatici, rari esseri umani e Miozzi. E a lavoro si può iniziare a tornare tutti, sì, va bene lo smart working, grande conquista, ci si stressa e si inquina meno, ma la sala mensa chiama a raccolta i Quarantozzi di tutto il mondo.

Poco moto – Il movimento dura poco, qualche mese per rivedere amici e parenti e stare insieme, seguire qualche spettacolo, quasi sempre all’aperto, perché, in fondo, che ne sappiamo di questo virus se pure i virologi litigano tra loro? E i Quarantozzi tornano a spasso nel paese, dove, gira voce, pare che stia per arrivare anche qualcun altro ad abitarci. Numeri importanti: quattro persone tutte insieme, un’impennata storica di densità di popolazione. Nei prossimi mesi di reclusione i residenti avranno buona materia per le loro indagini interne, su identità, provenienza, occupazione, orientamenti vari dei nuovi, impavidi, arrivati.
Qualche passo oltre il margine.

STAGIONE#3
Autunno. Appennino Centrale. I colori della seconda ondata.

Abbandonati a comandi – I Quarantozzi reputano saggio e anche benefico non allontanarsi troppo dal perimetro paesano, sospinti dalla seconda ondata pandemica. Tornano spettatori e lettori, si improvvisano raccontatori, si interrogano su come far crescere un cavolo in vaso, su come può funzionare un vaccino, leggono decreti apocrifi, guardano schermi. Per fortuna Miozzi ha sempre bisogno di uscire.

Il paese si prepara ad un altro isolamento, i quattro nuovi arrivati, i Forresti, non determinano rischi per una sovrappopolazione della zona, sono dotati di due cani. Lo slalom contro il contagio prosegue nel mondo e, anche in Abruzzo, si fa più impegnativo, soprattutto per l’affanno degli ospedali, per i morti. Si rivelano illusorie le teorie del «siamo pochi, la densità di popolazione non è come quella di Milano, l’aria qui è migliore, non ci sono troppe fabbriche dove ammassarsi, abbiamo imparato la disciplina dal terremoto del 2009».

Mah… ma se non controlli i contagi, non tracci i positivi, non hai preparato un piano per la “seconda ondata”, l’onda che ti travolge assomiglia tanto a uno tsunami, anche nelle zone più marginali. La scuola torna dentro agli schermi, insieme ad amici, parenti, lavoro, svago, disoccupazione, politica, informazione e le norme da rispettare cambiano di mese in mese, di settimana in settimana. Pare che in autunno l’ossessione sia il Natale prossimo, come trascorrerlo di nascosto dal virus. È giusto, i consumi, la maggiore disponibilità di denaro delle buste paga natalizie, per chi ce le ha, danno ossigeno a molte attività provate dalle chiusure pandemiche. E che sia sufficiente comprare per placare tutte le paure e le difficoltà.

Driiiiiiiiiiinnn, suonano alla porta!
Chi può avere osato? «Quarantozzi, il corriere! Ma dove abitate? Manco il navigatore mi dava la strada!».
Conserve, spirito natalizio, tanta natura.

STAGIONE #4
Inverno. Appennino Centrale. Un passo dopo l’altro e non tornare al punto di partenza.

Un inverno da scrivere. E lo scriveremo anche qui. Ma soprattutto i Quarantozzi lo vivranno, per lo più, tra le vie e i sentieri del paese, ora rosso, ora giallo, poi arancione.

L’unica certezza cinetica è cinofila: Miozzi chiede di uscire tutti i giorni. Poi ci sono le certezze cinefile, o anche molto meno, di clausure serali a “vedere cose”. In preparazione anche una serie su un birraio francone in lotta con un’orfana bavarese campionessa di scacchi, in un generatore automatico di trame forzate, per rispondere alla richiesta pandemica.

I Quarantozzi si preparano ad affrontare la stagione fredda, da una fine dicembre fuori dai canoni e dai cenoni. Si spera nei vaccini, marca e modello di quello che ci toccherà sarà spunto di nuove conversazioni, di persona, con mascherina, anche se vaccinati. Ma l’anno nuovo non vuole essere ossessionato dal virus; chissà cosa vorrà? Mettere a frutto quello che ha imparato? Ma cosa ha imparato, oltre a fare il pane in casa?
Lo sappiamo dire? Pensiamoci. Forse a primavera capiremo qualcosa in più.

Aspettano primavera, i Quarantozzi e mica solo loro.
Quindi se avete fotografie e brevi riflessioni da luoghi e esperienze simili e volete inviarle, le aggiungeremo volentieri. Scrivete a scrivi@fourseasonsquarantine.it

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Il sito www.fourseasonsquarantine.it è stato realizzato da Alessandro Giangiulio e Alessia Moretti con il determinante contributo di MiaW. Tutto il lavoro è stato svolto da casa, in smart working. Durante la realizzazione del sito:
– sono state consumate due paia di scarpe da trekking;
– fatti circa 4.000.000 di passi a testa, senza contare quelli di MiaW;
– avvistati un gran numero di cinghiali, tre cervi, almeno cinque volpi, svariati scoiattoli, due aironi cinerini, altri volatili di vario tipo (tra cui un bel gufetto), mucche e pecore, tracce di lupo e funghi.

Alessia Moretti e Alessandro Giangiulio

Alessia Moretti e Alessandro Giangiulio

Alessia è un'organizzatrice didattica e culturale, giornalista e 'scrivente'. Alessandro è un web designer, grafico, libero professionista, appassionato di fotografia.


Il mio blog | www.fourseasonsquarantine.it è un sito nato per raccontarel'esperienza di vita in un paese dell'Appennino abruzzese, nei mesi della pandemia, con un cane, lo smart working e tanta voglia di camminare e spirito di adattamento. Non solo montagna, ma sicuramente una parte importante.
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