Racconto

NUVOLETTA

testo di Maria Antonia Sironi

Photo by Matej Rieciciar on Unsplash
19/07/2022
2 min
Ho voglia di piangere, di dissolvermi in goccioline sottili come ho sempre fatto da quando mi sono formata.

Sono bianca, spumosa, orgogliosa dei miei riccioli. Le mie lacrime fanno la terra più verde e più bella. Me lo sussurra il vento quando, come lieve brezza, mi fa veleggiare nel cielo. E allora, se ne ho voglia, perché non piango? Perché… perché loro me lo impediscono.

Loro sono le innumerevoli particelle, arroganti e prepotenti, che senza tregua da un po’ di tempo arrivano su, dal basso. Curiosa per sapere chi sono e cosa fanno, mi sono rivolta al vento il quale, con tono saputo e un poco misterioso, ha risposto: «E’ la chimica. Sai, è una cosa che fanno gli uomini. La chiamano inquinamento. Sembra che a loro vada bene.»
Se a loro piaceva…

Però io e le nuvole mie compagne non potevamo più piangere, la terra diventava secca e gialla, i fiumi si asciugavano e la neve non imbiancava più le catene delle montagne.
Finché un giorno al vento “girarono le scatole”, come dicevano gli umani quando erano arrabbiati, forse perché di quei minuscoli intrusi, sporchi e strafottenti, ne aveva abbastanza.
Così accadde che un bel momento – il sole era appena calato dietro l’orizzonte e la grande pianura rinsecchita si stava preparando per affrontare un’altra notte di sete – il vento sbucò fuori, forse dalle montagne, o dal mare, non ricordo, ma so che cominciò a soffiare, e le raffiche furono sempre più violente.

Si scatenò la bufera! Di colpo non ci fu più la dolce brezza con cui veleggiavamo in cielo, noi nuvolette. No, era un soffio infuriato che spazzava la terra, sollevava nugoli di sabbia, strappava rami e alberi e rovesciava i tetti delle case, quei trabiccoli così cari agli umani.

Il vento era arrivato con una corte di nuvoloni cupi e turbolenti che in breve ci assorbirono tutte, noi nuvolette, nella loro diabolica danza. Agitandosi frenetiche ci caricammo di energia. Questa energia però continuava a cambiare, e io, senza capire più niente, mi trovai ora su un fronte ora sull’altro. Come risultato ci scagliammo tutte le une contro le altre.

Fu guerra aperta. Furono saette, lampi, tuoni, fulmini che ci illuminarono per ore nel cielo notturno. Quando toccavano terra uccidevano e incendiavano ciò che incontravano. Noi eravamo stupefatte e impotenti, finché in tutto quel trambusto, noi nuvolette e le grandi nubi nere trovammo lo spazio per piangere. Fu un pianto corale, liberatorio. Le lacrime ci uscirono con violenza. Erano singhiozzi disperati, un pianto tempestoso che di colpo si raggelò. E fu grandine! Poi ci rilassammo e le lacrime furono acqua, ma piombarono sulla terra in flussi tumultuosi, rovinosi, che provocarono frane, distrussero case, fecero straripare i fiumi.

Il giorno dopo, placata la furia, in un cielo tornato azzurro, noi nuvolette, alleggerite delle lacrime, tornammo a veleggiare serene e lievi, nella brezza, incuranti, per il momento, delle particelle prepotenti che dalla piana disastrata avevano subito ripreso a salire.
Che stupidi gli umani!

Maria Antonia Sironi

Tona per gli amici. Da ragazza arrampicavo, e mi piaceva molto. Ho incontrato Kurt Diemberger ed è stata una grande passione. Con lui ho fatto viaggi e salite stupende – e due figlie. Poi la vita è cambiata, ho insegnato, ho scritto, ho tradotto. Adesso ho tante nipoti e per loro scrivo libri e favole che raccontano di mondi lontani.


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1 commenti:

  1. Luca ha detto:

    che stupidi gli umani! avete proprio ragione, care nuvolette e a pensare che hanno avuto anche il coraggio di mettersi il nome di homo sapiens…..
    Vi guardo sempre, care nuvolette, quando siete in cielo e non potete immaginare quanto sia bello.
    Un saluto affettuoso

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