Reportage

IL PRATO DI SCHIBA, UN TESORO BOTANICO AI PIEDI DEL MONTE GRAPPA

testo Luana Bendo (foto di Teddy Soppelsa)

05/10/2025
7 min
Anastasia Sebellin e Sergio Ballestrin ci accolgono al Centro don Chiavacci di Crespano del Grappa, in un luminoso pomeriggio di giugno.

Entrambi sono soci dell’Associazione Incontri con la Natura per la salvaguardia del Creato don Paolo Chiavacci, fondata nel 1972 per volontà del sacerdote che le ha dato il nome. La struttura, utilizzata nel dopoguerra per accogliere gli sfollati e successivamente trasformata in centro di spiritualità, cultura ed educazione ambientale — ospitando generazioni di scolaresche provenienti da tutto il Veneto e non solo — continua ancora oggi a essere un punto di riferimento per chi vuole conoscere, vivere e tutelare la natura.

Da oltre trent’anni, la passione per la flora spontanea ha spinto Anastasia e Sergio a esplorare il massiccio del Grappa e i Colli Asolani, dove grazie alla loro competenza botanica hanno saputo riconoscere e valorizzare specie pregiate.

Davanti a noi si apre un grande prato triangolare, il Prato di Schiba, esteso per circa nove ettari e affidato in comodato d’uso all’associazione dalla diocesi. Viene gestito secondo un protocollo che lo mantiene come prato magro semi arido: un ecosistema che necessita solo in parte dell’intervento umano per non essere riconquistato dal bosco.

Lo sfalcio viene eseguito manualmente una volta all’anno, tra metà e fine luglio, quando le principali fioriture sono concluse. Per circa una settimana si alternano gruppi di volontari, anche fino a venticinque persone. Si utilizzano falciatrici manuali con barra o piccoli macchinari leggeri, in modo da non danneggiare la cotica erbosa e permettere agli insetti di mettersi in salvo. Il fieno, come ci racconta Sergio, viene lasciato ad essiccare sul posto per rilasciare i semi, quindi raccolto, imballato e portato via: un passaggio necessario per evitare che marcendo concimi e comprometta l’equilibrio del prato.

Sergio ci spiega che questo procedimento, scrupoloso ma al contempo dispendioso di energie, è necessario affinché il prato mantenga la sua configurazione naturale, altrimenti alterata in passato dal pascolamento. L’ampiezza del prato e la sua pendenza rendono il lavoro particolarmente impegnativo.

Anastasia Sebellin e Sergio Ballestrin: “Il prato di Schiba è un importante habitat Natura 2000 (codice 6210*), prioritario per la presenza di numerose orchidee”.

10 al 12 ottobre 2025
“Nel Cuore del Bosco.2” presso il Centro don Paolo Chiavacci a Crespano del Grappa.
Tre giorni di lezioni, dibattiti e esperienze dirette sul tema della salvaguardia e gestione del patrimonio forestale.

Oasi rifugio per specie rare
Saliamo gradualmente questo manto erboso, troviamo la Filipendula vulgaris, o pennacchio bianco, la regina dei prati, le orchidee spontanee (ben quattordici specie), i garofani dei Certosini, il cardo pannonico, ancora qualche narciso dei poeti.

Il Prato di Schiba ha attirato l’attenzione di molti importanti botanici, coadiuvati da Anastasia e Sergio, diventando una preziosa riserva di biodiversità. La flora qui presente mostra influenze mediterranee, evidenziate dalla presenza delle orchidee spontanee, ma anche elementi illirici e insubrici. Essendo il Monte Grappa una delle montagne più meridionali, a ridosso della pianura, ospita specie uniche che trovano rifugio e protezione dall’inquinamento dei territori più bassi. La presenza delle orchidee, in particolare, rende questo habitat(1) unico e di conseguenza intoccabile: una sorta di “zona rossa”, simile a quelle dei Colli Euganei e Berici (tra Padova e Vicenza), a Marostica nel Vicentino e a Soverzene nel Bellunese, vicino al greto del Piave.

Grazie alla ricchezza di questo lembo triangolare di terra e alla sua storia, il prato ospita molteplici attività: dai concerti alle iniziative scolastiche e culturali, fino a escursioni, anche notturne, per ascoltarne i suoni e i rumori della natura.

Nel dopoguerra, nei boschi limitrofi è stata realizzata una piantumazione di pino nero (o pino d’Austria), non autoctono, che si è mescolato all’acero montano e al carpino nero, tipici della zona. Siamo precisamente ai piedi del Monte Colombera, tra i 500 e i 700 metri di altitudine, parte della compagine del Monte Grappa e del Monte Castello.

Anastasia ci spiega come la presenza di alcune piante rappresenti una vera e propria “lettura” del territorio: un alfabeto naturale da conoscere e tutelare. Circondati da felci e castagni, qui riescono a sopravvivere oltre 60–70 specie erbacee pregiate tipiche della zona, senza considerare quelle scomparse a causa di interventi esterni, come la concimazione che qui non viene eseguita.

Il Monte Grappa è una delle montagne più meridionali, a ridosso della pianura, ospita specie uniche che trovano rifugio e protezione dall’inquinamento dei territori più bassi. La flora mostra influenze mediterranee, evidenziate dalla presenza delle orchidee spontanee, ma anche elementi illirici e insubrici.

Schiba, la cavalla più vincente
Il nome originario del prato sarebbe Prato del Monte Castel, ma oggi è universalmente conosciuto come Prato di Schiba. L’attuale denominazione deriva da una vecchia casera, sulla cui parete esterna è ancora leggibile il nome Schiba. Tra la fine del 1800 e i primi del 1900, la famiglia Rossi di Crespano del Grappa aveva acquistato tutti i prati con le casere annesse, circa sette edifici, per l’allevamento di cavalli da trotto. Tra questi, Schiba era la cavalla più vincente, e da lei prese il nome la casera meglio conservata. Le altre casere riportano il nome del cavallo, del fantino o della famiglia Rossi, ma purtroppo non hanno mantenuto lo stesso stato di conservazione.

Visitiamo la stalla, risalente al 1700, già presente nel catasto napoleonico, mai modificata e costruita con grosse travature di castagno. Nel periodo natalizio ospita un presepe allestito dall’associazione. Il portone a monte, appoggiato direttamente al pendio, permetteva di introdurre il fieno direttamente all’interno del fienile. Appena fuori troviamo la ghiacciaia, una spelonca dove veniva conservata la neve: un esempio di economia circolare d’altri tempi.

Del 1600 è invece la casera Castello, o Eremo di Don Paolo Chiavacci, attualmente ristrutturata, che sarà destinata all’utilizzo da parte dei giovani scout. Completamente ristrutturato da don Giovanni Scavezzon, erede spirituale di Don Paolo Chiavacci, con il supporto del gruppo Alpini, è il Casarin o Eremo di Santa Chiara, su due piani, decorato internamente con maioliche che riproducono le specie vegetali circostanti.

Appena fuori dall’uscio cresce l’erisimo (Sisymbrium officinale) o erba dei cantanti, nota per le proprietà lenitive del suo infuso. Anastasia ha indicato a don Giovanni quest’erba per la cura delle corde vocali, instaurando un rapporto di fiducia reciproca nella gestione del prato e delle casere vicine.

La stalla, risalente al 1700, già presente nel catasto napoleonico, reca sulla facciata il nome della cavalla Schiba.

Interno della stalla.

il prato di Schiba ospita molteplici attività: dai concerti alle iniziative scolastiche e culturali, fino a escursioni, anche notturne, per ascoltarne i suoni e i rumori della natura.

Il prato di Schiba.

Da autodidatta a esperta di flora alpina
Anastasia ha ereditato dalla nonna materna l’attenzione e la sensibilità nell’osservare le piante. Partendo da autodidatta, si è appassionata di botanica fin da giovane. La sua famiglia monticava delle malghe sul Monte Grappa, e così, crescendo, ha imparato a vivere immersa nella natura e a riconoscere le erbe utili per infusi e rimedi naturali.

Anastasia e Sergio hanno collaborato alla realizzazione del “Portale alla Flora del Massiccio del Grappa”, nato nel 2023 e in continuo aggiornamento grazie alle loro scoperte sul territorio del Grappa. L’associazione di cui fanno parte, insieme al Centro Don Chiavacci, ha costituito uno dei tavoli di lavoro Mab Unesco sulla biodiversità, inoltre Sergio e Anastasia collaborano con il gruppo di lavoro della “Flora del Veneto”.

Sergio e Anastasia hanno inoltre tracciato, con il supporto di enti e associazioni locali e delle amministrazioni comunali interessate, un cammino naturalistico di 100 km, dal Brenta al Piave, chiamato “Tra Fede e Natura”. Il percorso invita la comunità a esplorare le meraviglie naturalistiche di un territorio così ricco, compreso tra i fiumi Brenta e Piave. Il cammino parte da Bassano del Grappa, appena sopra il celebre Ponte degli Alpini, segue il corso del fiume Brenta fino a Pove del Grappa, per poi percorrere le falde meridionali del Grappa stesso e raggiunge il fiume Piave a Pederobba. L’anello si completa attraverso i colli Asolani e degli Ezzelini, per ritornare infine al Brenta.

Anastasia e Sergio condividono da sempre la passione per la montagna e la natura. Dalle prime escursioni insieme in Val Canzoi fino ai magici Lagorai, caratterizzati da un habitat completamente differente, hanno esplorato angoli suggestivi e meno conosciuti. Tra i luoghi a loro più cari c’è Campo Torondo, all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, nella zona dei Piani Eterni. In passato, a Passo Valles (nei pressi del Col Margherita) hanno individuato una felce (Cryptogramma crispa L.) mai osservata per il territorio del Veneto, e sui Monti Solaroli hanno confermato la presenza del garofano montano (Dianthus barbatus L.), ora a rischio di estinzione a causa del pascolo ovino intensivo.

La passione per la natura li ha portati anche a collaborare alla organizzazione della seconda edizione del convegno “Nel Cuore del Bosco.2” organizzato da Casacomune, che si terrà al Centro don Paolo Chiavacci a Crespano del Grappa dal 10 al 12 ottobre 2025(2). Tre giorni di lezioni, dibattiti e esperienze dirette sul tema della salvaguardia e gestione del patrimonio forestale.

Una eredità da riconoscere, rispettare e tramandare
Mentre ritorniamo verso il Centro don Chiavacci, volgiamo di nuovo lo sguardo verso il grande prato, che profuma di fiori e erbe e vibra dello stridore di migliaia di insetti. Il Prato di Schiba, le casere storiche e i sentieri che li attraversano non raccontano solo la bellezza di un habitat prezioso, ma anche la storia di chi ha dedicato la vita a custodirlo. Sergio e Anastasia, con pazienza e attenzione al dettaglio, hanno trasformato questo luogo in un messaggio: la natura è un’eredità da riconoscere, rispettare e tramandare. Ogni fiore che rifiorisce, ogni giovane che percorre questi prati, diventa parte di un racconto collettivo, scritto nella terra e nel tempo, che dal Grappa si apre al futuro.
_____
1) Si tratta di un importante habitat Natura 2000 (codice 6210*), prioritario per la presenza di numerose orchidee.
2) Per maggiori informazioni: https://associazionenaturadonpaolochiavacci.it

La casera Castello, o Eremo di Don Paolo Chiavacci, edificata nel 1600.

Meridiana sulla facciata del Casarin o Eremo di Santa Chiara.

Interno del Casarin o Eremo di Santa Chiara, decorato con maioliche che riproducono le specie vegetali circostanti.

Sergio Ballestrin con don Giovanni Scavezzon, erede spirituale di Don Paolo Chiavacci.

Luana Bendo

Mi occupo di comunicazione. Grande appassionata di montagna, sportiva e viaggiatrice. In Altitudini.it queste passioni trovano un'unica casa.


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1 commenti:

  1. FELLINE FRANCESCO ha detto:

    Anastasia e Sergio, due persone straordinarie per umiltà e generosità che dedicano la propria vita al volontariato e alla salvaguardia della natura.

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