Quando dico che l’Appennino Emiliano in veste invernale è imprevedibile, lunatico, e incerto, non sbaglio. Ma è anche seducente, affascinante, appagante: un terreno di avventura proprio per quelle condizioni che non sai mai bene come saranno, e che spesso cambiano in poche ore e pure in pochi metri.
Una giornata non come tante: un venerdì sera scarico, le piccozze che fremono, un meteo che invoglia, la luna piena, la fame di Alpinismo e di Avventura: di Appeninismo. Itinerari non ancora saliti, sempre e solo visti da lontano, che “chissà come sono” “chissà se ce la faccio” “chissà le condizioni”. A volte i “chissà” frenano, altre volte… stuzzicano. E allora: vai!
Un’ora di sonno a casa e una al parcheggio: alle 2 sono in cammino. Parte male: mi trovo nel posto giusto per attaccare il Fosso della Piella, ma dubbioso torno indietro: temo di aver già compromesso la giornata. Ma la Luna Piena è una sorella che consola, e con la sua illuminazione con un traverso verso l’ignoto e una discesa ripida riesco a rimettere piede nel canale. E uscirne: osservare la pianura, la civiltà, con tutte le sue lucine artificiali.
Proseguo nel mio “progetto” che non è un progetto: è solo la voglia di fare, faticare, sfamarsi… sbagliare? Progetto tutto mio e solitario, come ogni volta che mi vengono in mente queste “mattate”: oggi tutto sarà da tracciare e da valutare, e tutto in autonomia. Rischi maggiori e probabilità di successo minori, ma soddisfazioni maggiori.
La Luna che si corica all’orizzonte e si specchia sui pendii di neve ghiacciata assomiglia al Sole al tramonto sul mare. Mare di ghiaccio e mare di acqua: stessa sostanza, stato di fase diverso. La neve che ho intorno comincia a tingersi di diverse tonalità a seconda del suo orientamento. Magie.
Salgo la Cresta Nord del Cipolla con una luce blu ammaliante, per arrivare in cima sotto raggi di sole appena nati ma possenti. Avanti sulla sconosciuta Cresta Nord del Prado: voglio godermela tutta sul filo della cresta, senza “barare” sui lati.