Racconto

Il cacciatore di misteri

Da 40 anni Gianni Lovato continua a seguire il suo istinto che lo porta a scovare i misteri sepolti nelle Dolomiti. Nel 1997 fu lui a scoprire il corpo di Vittorino Cazzetta.

testo e foto di Dario Zampieri

Gianni Lovato nei pressi della Grotta degli Orsi di Cunturines (ph. Dario Zampieri)
17/10/2018
6 min

Questa è la storia di un uomo, intimo conoscitore dei monti bellunesi e delle Dolomiti, che ama frequentare perlopiù da solo, nonostante l’età di 78 anni. In questo modo gli riesce meglio di seguire il proprio istinto e di fiutare luoghi sconosciuti, da far più tardi conoscere agli amici. La sua storia si intreccia con quella di un altro frequentatore solitario delle montagne bellunesi, scomparso misteriosamente nell’estate del 1996. Due solitari con tanti punti in comune, come il comune destino che un giorno li fece incontrare.

Un personaggio difficile da presentare
Tra gli appassionati frequentatori delle Dolomiti cadorine, l’amico Gianni Lovato rappresenta un personaggio difficile da presentare.
Sfuggente a ogni definizione, lo si può immaginare come un animale selvatico in grado di fiutare gli impercettibili segnali presenti nell’ambiente montano selvaggio, quello lontano da strade ed insediamenti ma anche dai sentieri, dove i solitari vagano senza uno scopo preciso misurando con i propri passi le porzioni di territorio sconosciuto ai più.
Vicentino di origine, stabilitosi da molti anni in una frazione di San Tomaso Agordino per essere completamente immerso nell’ambiente montano, ha fatto parlare di sé più volte in seguito a scoperte e ritrovamenti. Tra questi, la vicenda umana di Gianni rimarrà per sempre legata al rinvenimento, dopo un anno di ricerche, del corpo di un altro solitario scomparso nell’agosto del 1996 all’età di 49 anni: Vittorino Cazzetta.

L’enigma della morte di Vittorino Cazzetta
Appassionato conoscitore delle sue montagne, in particolare quelle che circondano la val Fiorentina, Cazzetta ha prodotto importanti scoperte in campo archeologico e geo-paleontologico, i cui reperti studiati da specialisti accademici sono conservati nel Museo Civico della Val Fiorentina a Selva di Cadore, ora intitolato proprio a Vittorino.
Tra le più importanti la scoperta del sito di Mondeval, dal cui scavo è emerso uno scheletro intatto di cacciatore mesolitico, nonché la scoperta alla base del Pelmetto di un masso di dolomia contenente piste di dinosauri tardo-triassici. La personalità solitaria di Vittorino aveva impedito di conoscere la mèta della sua ultima uscita, quella da cui non è più rientrato. Vane le ricerche del Soccorso alpino e dei numerosi volontari.
Le possibilità di ritrovare i resti di Vittorino richiedevano un approccio del tutto non convenzionale. Gli elementi di partenza erano totalmente assenti, nessuna rivelazione di progetti fatta alla madre, ad amici o conoscenti, nessun accenno a luoghi da visitare. Occorreva dunque riuscire ad immedesimarsi nella sua personalità, fino ad arrivare a pensare allo stesso modo e dunque a progettare un’uscita in montagna come solo dalla sua mente poteva scaturire.

Tra le più importanti scoperte di Cazzetta c’è il sito di Mondeval, dal quale è emerso uno scheletro di cacciatore mesolitico

Gianni e Vittorio,
due solitari capaci di fiutare gli impercettibili segnali della montagna
Vittorino Cazzetta

Una sfida che non poteva rifiutare
È a questo punto, nell’autunno del 1996, che accade la provvidenziale entrata in scena di Gianni Lovato, socio del Club Speleologico Proteo di Vicenza. Un esploratore solitario messo di fronte ad un territorio impervio, che avrebbe potuto nascondere le spoglie di un altro solitario. Una sfida che Gianni non poteva rifiutare. Per la prima volta non si trattava di scoprire casualmente degli anfratti, delle cavità sotterranee forse mai calpestate da piede umano, come le oltre trecento grotte piccole e grandi rinvenute sulle Dolomiti, bensì di rendere un servizio ad una comunità sgomenta. Un servizio che solo lui poteva fornire.
Nel Veneto sono molte le famiglie che si trovano sole ad affrontare il dramma della scomparsa di un familiare, se come denuncia l’associazione Penelope, sono quasi 1600 i veneti inghiottiti nel nulla dal 1974 al giugno 2018.
Poiché il corpo non era stato ritrovato nonostante le minuziose ricerche, c’era la possibilità che Vittorino fosse caduto all’interno di un anfratto, oppure che vi fosse entrato di proposito senza riuscire però a tornare in superficie. Sebbene le ricerche effettuate da circa 200 persone su entrambi i versanti della val Fiorentina non avevano dato alcun risultato, Gianni si concentrò su quello di destra, quello dove era stata ritrovata l’auto di Vittorino lungo la mulattiera per malga Mondeval. Non appariva credibile l’ipotesi, fatta da qualcuno, che l’auto fosse stata lasciata per sviare le ricerche su una possibile fuga.

Sul Piz del Corvo trova il corpo di Vittorino
La neve mise temporaneamente fine alle battute, che ripresero nella tarda primavera del 1997. Nel frattempo Gianni aveva individuato ed esplorato 49 grotte sconosciute agli speleologi, tuttavia senza trovare tracce del disperso. Un giorno, guardando giù dal Corvo Alto verso sud ebbe una sensazione, subito tramutata nella convinzione che Vittorino non poteva che essere nei dintorni del Piz del Corvo, proprio al di sopra della sua casa di Pescul. Quello scoglio di rocce era rimasto l’unica zona che egli non aveva battuta minuziosamente. Dunque, la probabilità di trovare i resti di Vittorino sul Piz del Corvo era molto alta, praticamente una certezza.
Sulla cresta rocciosa Gianni individuò una fessura larga pochi metri, che sprofondava verso il buio. A circa 15 metri di profondità una placca di roccia liscia era attrezzata con un cordino. Più in basso, a circa 30 metri dall’imbocco, un enorme masso ostruiva la fessura. Al di sotto, nel fascio di luce artificiale della lampada frontale si materializzò un corpo riverso ormai irriconoscibile. Intorno alcuni oggetti: una corda da 50 metri, dei moschettoni, un imbrago, dei viveri (talvolta Vittorino non rientrava a casa, dormendo sulla montagna in luoghi che solo lui conosceva). Infine una testa di Madonna in bronzo.
Il recupero delle spoglie fu compito del Soccorso alpino di Selva di Cadore.
Il ritrovamento di Vittorino avvenne il 19 agosto del 1997, esattamente a un anno e 9 giorni dalla scomparsa. In una successiva esplorazione della cavità, Gianni scese in corda per circa 70 metri. A circa metà del pozzo sottostante il masso incastrato egli rinvenne semicoperti dal detrito un vecchio zaino militare, una borraccia ed un martello da roccia.

sono quasi 1600 i veneti inghiottiti nel nulla, dal 1974 al 2018
Sul bordo di una fessura profonda 150 m, in alta Val Garès, Gianni Lovato attrezza la posa di una targa in memoria di un socio del club Speleologico Proteo (ph. Dario Zampieri)

Due incidenti uguali, l’ultimo con esito fatale
La seguente ricostruzione degli eventi è opera di Gianni, che ha messo assieme alcune testimonianze della madre con i ritrovamenti all’interno della cavità del Piz del Corvo.
Undici anni prima della scomparsa, Vittorino era sceso nella cavità scivolando e fermandosi sul masso col femore rotto, nonché con un trauma cranico che gli fece perdere memoria dell’accaduto. Uscito con le proprie forze dopo due giorni di mancanza di conoscenza, aveva successivamente recuperato cognizione dell’incidente. Evidentemente, le sue intenzioni finali erano di affiggere sulla placca di roccia a 15 metri di profondità, dove era scivolato, una testa di Madonna in bronzo a ringraziamento dello scampato pericolo. Sfortunatamente, l’incidente si ripeté quasi uguale, ma questa volta con esito fatale. Lo zaino militare ritrovato a metà del pozzo finale era quello perso durante il primo incidente, trascinato in profondità dall’acqua di fusione della neve. La corda da 50 metri doveva servire a scendere la parte del pozzo sottostante il masso incastrato, operazione che presenta però qualche difficoltà per quanto riguarda la risalita con tecniche non speleologiche.
Il riconoscimento della salma fu eseguito dallo stesso medico che aveva inserito il chiodo nel femore, in seguito al primo incidente. I resti di Vittorino sono conservati nel cimitero di Santa Fosca. Accanto alla foto, la targa in bronzo con la testa di Madonna.

Incurante dell’età continua ad esplorare
Negli stessi anni in cui si svolsero le vicende della scomparsa e del ritrovamento di Vittorino, Gianni fece un’altra scoperta importante, che merita di essere conosciuta perché tuttora oggetto di esplorazioni ed indagini scientifiche. La scoperta deriva dalla sua intuizione che al di sotto del Lago delle Due Forcelle, a 2940 metri di quota sulla cresta tra il Piz delle Cunturines e il Piz de Lavarela , potesse celarsi un abisso. Dopo i vani tentativi di Gianni di rompere il tappo di ghiaccio sul fondo del lago facendovi crollare dei massi, una serie di estati particolarmente calde ha prodotto la parziale fusione del ghiaccio facendo defluire l’acqua nelle fessure della roccia. Le successive spedizioni condotte dai giovani speleologi vicentini e padovani hanno rivelato un abisso profondo 285 metri, il cui pozzo finale di ben 160 metri ha un volume stimato di oltre 400.000 metri cubi. Questo è il vano di maggior dimensione esplorato nelle Dolomiti.
Incurante dell’età, Gianni continua ad esplorare i monti e calarsi negli anfratti reconditi, per regalarci qualche altra scoperta inaspettata.

una testa di Madonna in bronzo a ringraziamento dello scampato pericolo
  • Scendendo dal Lago delle due Forcelle nel vallone Busc da Stlu (ph. Dario Zampieri)
  • Pozzo iniziale dell’Abisso delle Cunturines (Abisso Cenote, 2940 m). Il primo a intuire le potenzialità speleologiche di questo pozzo noto come Lech dles dues Forceles (Lago delle due Forcelle), che era riempito d’acqua, fu Gianni Lovato (ph. Dario Zampieri)
Dario Zampieri

Dario Zampieri

Da studente di geologia ha percorso la strada per Oxiana tracciata da Robert Byron, giungendo in Afghanistan via terra. Non ha mai smesso di camminare sotto e sopra la superficie del nostro pianeta, con occhio indagatore sui processi che ne determinano la complessità. Ha compiuto il 50° compleanno durante la salita dell’Aconcagua tramite il traverso dei polacchi.


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1 commenti:

  1. flavia ha detto:

    Due interessanti solitudini accomunate da un moto di ricerca, animato da un’intensa, profonda passione.
    Sorge curiosità e desiderio di conoscere di più su di loro, il loro sentire, desiderio di conoscere cosa provano.
    La passione che li ha animati e li anima cosa fa percepire loro? Cosa sentono quando arde la fiammella interiore e i loro passi tastano la roccia, la terra, quando lo sguardo sollecitato o no dal passo percepisce in solitaria luoghi, spazi, antri, spaccature.
    Le spaccature di vita e della vita propria e altrui.
    Gazzetta non lo può raccontare se non per voce dei suoi più stretti affetti. Gianni può ancora farlo.
    Lui che ha saputo cercare, scegliere il momento per farlo, muoversi con sensibilità, delicatezza, destrezza, instancabilità. Chissà quante emozioni!

    Due storie da conoscere di più.

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