Sulla schiena di un enorme capodoglio
Per un attimo ho pensato, con un po’ di egoismo, devo ammettere, che sia quasi un peccato il fatto che l’altopiano sia raggiungibile in pochissimo tempo con le funivie da San Martino. Mi dispiace che tale bellezza si sveli in così poco tempo.
Tuttavia mi sono ricreduto; il rifugio Rosetta e l’altopiano sono solo la porta d’accesso ai numerosi sentieri che partono da qui, ed è da adesso in poi che, chi lo desidera, si può incamminare nel cuore delle Pale, o meglio, nei tanti e diversi cuori pulsanti delle Pale.
Nel tardo pomeriggio, quando la funivia compie l’ultima discesa, tutto riacquista il sapore e il silenzio dell’alta montagna. Il sole splende sul rifugio fino all’ultimo e puoi spingere gli occhi oltre il bordo dell’ altopiano e cercare di individuare le altre Dolomiti lontane, come le Tofane e la Civetta, per esempio.
Camminando sull’altopiano ho avuto la sensazione di trovarmi sopra la schiena di un enorme creatura marina. Le forme, spesso dolci e arrotondate della roccia, plasmate dalle ere e dagli eventi, mi hanno fatto immaginare di essere addosso ad un enorme capodoglio. Un capodoglio di pietra che si muove sotto la superficie dell’altopiano e che quasi sempre tira degli scherzetti niente male agli escursionisti, cambiando le forme e i riferimenti, giocando con la nebbia e gli spazi, ora celati e ora improvvisi.
Un altopiano che sa essere mare calmo e lo puoi navigare serenamente, ma che un attimo dopo gioca ad essere un altro pianeta, un pezzo che si è staccato dallo spazio remoto ed è picchiato quaggiù e devi pensare con calma per trovare la direzione.
Nomi evocativi, a tratti mitologici, che arrivano dal passato
A volte, se cerchi bene, puoi scovare altre porte ai margini di questa sperduta tavola di roccia. Questi sono gli accessi ad altri mondi, a valloni laterali che ti mettono in contatto con l’altezza e la vertigine.
L’aria cambia perché alle forcelle arriva il soffio che sale dai pendii più bassi e se stai attento, ma è solo un attimo, puoi sentire l’odore o il suono del rifugio che è centinaia di metri più in basso.
Al Passo Pradidali basso si apre una vista spettacolare. La testata della Val Pradidali è dominata a destra da un muro di cime, tra cui la Pala di San Martino, la Cima e la Torre Pradidali (più in basso). A sinistra alte pareti che fanno capo alla Cima della Fradusta (che culla l’omonimo ghiacciaio) e arrivano fino alla Cima Canali, proprio sopra il rifugio Pradidali.
In fondo, alle spalle del rifugio, il prodigioso Sass Maor, ora nero di brume e di pioggia, fa capire subito il suo carisma assoluto. Montagna elegantissima e dalle molteplici personalità a seconda dei versanti scelti per attraversarla.
Dopo aver percorso il sentiero Gusella, c’è un lungo traverso selvaggio che corre sotto la Cima di Ball e che collega la Forcella Stephen con la Forcella del Porton. Da qui, la Cima della Madonna e il Sass Maor sembrano un unico castello che protegge il minuscolo rifugio del Velo ai suoi piedi.