Per farlo bisogna che l’occhio, la testa e le emozioni si allineino nello stesso momento.
Disegnare è una dottrina del guardare. Un disegno non s’immagina si costruisce con più pezzi di memoria d’istanti effimeri di cui la vita è fatta. Per Henri Cartier-Bresson le prime 10.000 fotografie per un fotografo sono le peggiori, vale anche per il disegno, è una tecnica lenta che s’impara con gli anni finché il pensiero tecnico scompare e rimane la gestualità della mano sul foglio, anche quello digitale. La tecnica a un certo punto deve sparire e invece di chiederci “come” si fanno le cose ci si deve chiedere “perché” si fanno.
Solo conoscendo e guardando si può disegnare. Dobbiamo mostrare con il disegno l’idea che si ha della realtà.
Robert Capa diceva che “Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino” ecco perché è importante il viaggio ma anche il semplice camminare per la propria città, il muoversi in un luogo. Solo conoscendo e guardando si può disegnare. Dobbiamo mostrare con il disegno l’idea che si ha della realtà.
Ho iniziato a viaggiare da adulto. Il mio primo viaggio importante è stato in nave a Sarajevo ricordo la strana sensazione di vedere la costa dall’altra parte del mare, l’impulso di fermare quel momento con il disegno e non con una foto. La prima volta che ho preso un aereo è stato per Salonicco e naturalmente le nuvole sono state le protagoniste. In questi miei primi viaggi è stato automatico per me fermare alcuni luoghi e alcuni oggetti con il disegno. Un diario di viaggio ostinatamente disegnato.
Ora guardando questi quaderni mi accorgo che non erano dei diari ma dei piccoli reportage che raccontano quello che sono stato, che ho visto e memorizzato.